Fino a prima di mercoledì 19 ottobre 2022, il più grande elefante nella stanza di chiunque discuteva di videogiochi era sicuramente Silent Hill. La serie di Konami sembrava infatti un argomento spinoso, da evitare a tutti i costi, o almeno immaginiamo che sia andata così per diversi anni dopo la cancellazione del progetto in mano a Hideo Kojima, licenziato appena qualche mese dopo il lancio di P.T., teaser giocabile che avrebbe dovuto introdurre la nuova avventura del survival horror. Qualcosa deve essere cambiato e probabilmente qualcuno ha preso il coraggio a due mani e mentre si discuteva dell’ennesimo pachinko e di come stesse andando la catena alberghiera in possesso del publisher, ha tirato in mezzo quelle due parole ingombranti, che hanno poi dato il via alla lunga serie di videogiochi e progetti collaterali vicini a questo mondo.
Fine della storia? Più o meno sì. Questa è la versione che ci piace raccontare, quella che sarebbe un film perfetto, ma la realtà è molto diversa. Konami sapeva fin dal secondo successivo il licenziamento di Hideo Kojima che Silent Hill sarebbe tornato. Bisognava solo capire come fare. E la strategia per il suo ritorno, in realtà, affonda le radici in un cambiamento aziendale di alto profilo, che vede Konami nel ruolo di puro e proprio detentore dell’IP, che ne mantiene il controllo ma che non vuole più averci nulla a che fare.
Silent Hill è solo il primo di una lunga serie?
Il post Metal Gear Solid V per Konami è un periodo di incertezze, di grandi cambiamenti e di consolidate realtà. Da diversi anni il publisher nipponico punta solo ed esclusivamente sul mobile e sulle IP che più generano guadagni e si interessa, ovviamente, anche ad attività extra gaming. Bisogna aspettare febbraio 2021 per capire come mai una delle aziende più importanti a livello videoludico è rimasta silente fino a questo punto e con l’annuncio del revival di Getsu Fuuma Den, IP pubblicata in origine sul NES nel 1987, cambia tutto: niente più videogiochi sviluppati direttamente in casa, dagli alti costi e che rischiano di fallire, ma una ricerca attenta di partnership che possano gestire il loro portfoglio ingombrante di IP. E dopo una sbronza retrogaming, ora ci siamo: è arrivato il momento di affrontare davvero quel tema spinoso.
I nuovi Silent Hill sono semplicemente una conferma del fatto che Konami, con i videogiochi, non vuole più averci a che fare. Certo, continuerà a produrre eFootball e i giochi mobile di Yu-Gi-Oh! (oltre che quelli PC), ma l’azienda ha scelto una strategia decisamente più sostenibile e priva di rischi minori: assegnare a diversi studi in giro per il mondo le sue serie storiche e lanciarle sul mercato offrendo un palcoscenico di visibilità immenso. La natura dei vari titoli in sviluppo, d’altronde, rispecchiano proprio questa scelta: c’è il remake di uno dei giochi più importanti della serie, un progetto indie e molto cinematografico e un misterioso concept, che racconta un orrore ben diverso da quello classico della serie, smarcandosi dai vari canoni come ambientazione americana e personaggi occidentalizzati. Il ritorno del franchise è qualcosa che va a soddisfare tutti i gusti e questo nasce proprio dalla volontà di Konami di voler raggiungere un pubblico ancora più ampio, con progetti minori che potrebbero addirittura affacciarsi su servizi come il nuovo PlayStation Plus o Xbox Game Pass.
Quali saranno i prossimi?
La strada scelta da Konami con Silent Hill non si fermerà sicuramente al franchise horror. Siamo già certi che nel prossimo futuro buona parte del catalogo del publisher giapponese (sarebbe meglio dire editore, a questo punto) sarà affidata a studi e realtà esterni. Uno dei primi nomi che ci viene in mente è quello di Metal Gear Solid, ma attenzione anche a Castlevania, un nuovo Suikoden, Zone of the Enders e ovviamente Contra. Senza poi dimenticarsi anche Gradius. Il futuro è decisamente interessante, ma è chiaro che un percorso del genere richiederà anni, se non decenni o ventenni prima di essere realizzato.
Un buon banco di prova sono proprio i giochi di Silent Hill. Al di là del remake del secondo capitolo, “f” e Townfall sono i giochi che più determineranno e indirizzeranno la società nipponica. Se saranno un successo a livello di vendite (la critica non la possiamo considerare, guardando l’aspetto capitalistico dell’editore), allora verrà dato il greenlight ad altri progetti. Sicuramente la scelta di puntare sul franchise horror rientra nella comfort zone: dopo anni di assenza e ripetuti flop, i fan attendevano solamente un minimo movimento per poter urlare al miracolo. Ora il miracolo è avvenuto ma attenzione: prima di assisterne a un altro, sarà necessario armarsi di pazienza.