Agatha Christie – Hercule Poirot – The London Case arriva esattamente due anni dopo il successo di Agatha Christie – Hercule Poirot – The First Cases, titoli editi entrambi da Microids e sviluppati dai ragazzi di Blazing Griffin, che al netto di ottime vendite del primo capitolo e diversi premi, non hanno tirato i remi in barca per questo sequel, spingendo i lavori oltre i limiti consentiti.
Incoraggiati da tutto ciò, gli sviluppatori si sono adoperati per smussare i difetti – pochi – del precedente capitolo e confezionare un altro lavoro preciso e squisito, sulle note stilemi già dettati da Agatha Christie, ed ecco arrivare un nuovo e intricato caso per l’investigatore belga. Scoprite tutto nella nostra recensione di Agatha Christie – Hercule Poirot – The London Case.
Agatha Christie – Hercule Poirot – The London Case, il gusto del Giallo
Il nostro investigatore belga viene ingaggiato per un lavoro assai particolare: scortare un quadro diretto a Londra per una mostra. Durante il viaggio in mare, come di consueto, Poirot si intratterrà con tanti personaggi che – casualmente – saranno parte degli invitati per la serata di inaugurazione della mostra.
Dopo aver organizzato al minimo dettaglio la sicurezza della stanza che ospita il quadro, durante la cerimonia, come facilmente intuibile, il quadro viene miserabilmente rubato. Poirot dispone subito facili istruzioni, con la chiusura di tutte le porte del palazzo che ospita la mostra e cominciare il suo lavoro da investigatore, per scoprire chi tra i presenti ha rubato la preziosa opera. Ma questo furto non è solo un semplice lavoro standard per Poirot, infatti l’investigatore prenderà seriamente e con sentimento questo piccolo caso, giacché il ladro è riuscito in semplicità a eludere gli occhi come la sicurezza di Poirot. Diventa dunque qualcosa che trascende l’animo criminale, per assumere una sorta di sfida personale, dal momento che – letteralmente – il quadro è stato rubato sotto gli iconici baffi dell’investigatore.
Indizi, indagini, deduzioni e colpevoli
Squadra che vince non si cambia, dunque lì dalle parti di Blazing Griffin hanno ben pensato di non modificare la struttura ludica di gioco, infatti a livello di meccaniche e di estetica, il gioco si presenta allo stesso identico modo del precedente. Visuale dall’alto isometrica e mappa da percorrere e osservare per trovare diversi indizi.
Note piacevole e vera novità di questo sequel è la possibilità di analizzare a 360° e in piena libertà alcuni oggetti. Tramite la pressione di alcuni tasti, un po’ come si analizzano gli oggetti dall’inventario di un Resident Evil, per esempio, possiamo analizzare alcuni determinate oggetti per trovare indizi importanti, magari anche impronte digitale, o altre cose che possano aiutare Poirot per potersi fare un’idea della situazione attuale, in termini di realtà dei fatti, possibili indizi e dirette associazioni.
Questi indizi verranno poi “catalogati” nella già conosciuta mappa mentale di Poirot, un sorta di rappresentazione grafica della materia grigia dell’investigatore a cui siamo chiamati a dare un diretto supporto riguardo le deduzioni. Ovvero, consultando tutte le informazioni ottenute, siamo chiamati a dare conferma di alcuni eventi o trovare associazioni dirette, così da aggiornare momento dopo momento, sospetti, teorie e avere un quadro completo il più lucido possibile.
D’altronde parte della struttura ludica del gioco chiede proprio di ottenere più informazioni possibili girovagando nella mappa, interrogando ogni personaggi presente e osservare con attenzione l’ambiente circostante. Ottenuti tutti questi dati, si passa poi alla mappa mentale per elaborarli e risolvere il caso.
Ottimizzazioni e soliti difetti
Come per il precedente capitolo, è un gran peccato approcciarsi a giochi di questo calibro pur sapendo che andremo a risolvere un solo caso – seppur grande e pieno di twist narrativi – e sogno ancora un gioco strutturato allo stesso modo che presenti però più casi da risolvere.
Al netto però di questa piccolezza che ha un gusto del tutto personale, il grande plauso va alla realizzazione estetica come tecnica. I modelli poligonali sono lontani da ogni sogno next gen, ma si fanno sempre ben apprezzare, anche grazie a una riletture degli stilemi con cui abbiamo conosciuto il personaggio di Hercule Poirot fino ad ora. Anche le mappe sono diventate molto più dettagliate, con un sistema eccelso di illuminazione assieme a un rifletto attivo di personaggi come della mappa. A questo, anche il classico sistema di analisi di oggetti specifici, risulta ben integrato con il resto della mappa.
Questo sequel conferma quanto fatto di buono dagli sviluppatori, creando una struttura ludica forte su cui avviluppare nuove e interessanti storie e al netto dell’assenza di novità oltre il sistema di analisi degli oggetti, il nato franchise mostra ancora margini di miglioramenti, pur risultando estremamente ottimo anche in questa forma.
La recensione in breve
Forte della struttura ludica del predecessore, Agatha Christie – Hercule Poirot – The London Case si attesta come un notevole passo in avanti nella direzione ludica di questo inedito e fortunato franchise. I casi sono ben congegnati e l'avventura fila liscia, con un divertimento sano e mai banale. Ci sono sempre margini di miglioramento e si sogna un gioco con più casi da risolvere, ma per ora non ci lamentiamo.
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Voto GamesEvolution