Quello di Assassin’s Creed Mirage non è solo un ritorno alle origini – questa volta partorito da Ubisoft Bordeaux – bensì la riproposizione di una formula di gioco, sicuramente spogliata di tanti inutili cavilli sia amati che odiati dagli appassionati, per riprendersi quella sensazione, questi gusti e sapori che avevano i primi titoli di questo franchise impressionante.
Nella sfida tra Occulti e Antichi dunque a spuntarla è proprio un gioco stravagante quanto difficile da inquadrare, ma non per questo non meritevole di una solida attenzione. Ecco di seguito la nostra recensione di Assassin’s Creed Mirage.
Assassin’s Creed Mirage è un ritorno alle origini
Il nuovo titolo ha subito una forte operazione di sottrazione: via dunque un open world sconfinato e tutte quelle meccaniche da gioco di ruolo che avevano notevolmente arricchito il franchise nei suoi ultimi tre capitoli, andando ad abbracciare una struttura e diretta esperienza di gioco più diretta ed essenziale.
Bisogna anche ricordarsi che questo Mirage nasce inizialmente come grosso DLC, che poi è diventato un titolo sì canonico del franchise, pur essendo idealizzato con degli obiettivi ben diversi dai precedenti capitoli, partendo subito dalla longevità totale del gioco, quasi dimezzata – ma anche il prezzo di vendita è stato notevolmente rivisto – e anche nell’ottica di rapporto qualità-prezzo il risultato è più che ottimo.
Anche la stessa concentrazione della storia riesce a dare più attenzione e respiro alle vicende del protagonista, vero focus narrativo di questo gioco. Ecco dunque che Basim Ibn Is’haq diventa un personaggio con cui si entra subito in confidenza, riuscendolo a capire nelle pieghe di una trama interessante, mai complessa, ma appassionante.
Un approccio libero
Con Baghdad liberamente esplorabile, dopo le prime fasi di gioco, siamo liberi di muoverci come vogliamo. Come detto, la mappa è notevolmente ridimensionata, ma generalmente si guadagna tantissimo sul fattore di fruizione di quello che andremo ad affrontare, dalle missioni principali passando fino alle secondarie.
Interessante la possibilità di sbloccare modi alternativi per sviluppare e concludere alcune missioni grazie alla possibilità di ottenere favori da gruppi di personaggi, spendendo un quantitativo di gettoni – particolare valuta di gioco – proprio in prossimità di questi e altri eventi.
Si è parlato molto di un ritorno alle origini e questo si palesa in particolare nel modo in cui Basim può affrontare i diversi scontri con i nemici. Il faccia a faccia è sconsigliato vista l’assenza di una struttura e organizzazione da gioco di ruolo, andando a preferire un approccio stealth, silenzioso e letale, qualcosa che nel tempo di Assassin’s Creed un po’ è andato a perdersi – non tutto – ma qui in Assassin’s Creed Mirage questa meccaniche torna a reclamare vendetta a gran voce e complessivamente, è estremamente appagante riuscire ad eliminare nemici nell’ombra o sbrogliare situazioni ostili nel silenzio.
Breve e compatto
Complessivamente dunque, Assassin’s Creed Mirage riesce nell’intenzione di omaggiare il passato con un gioco in perfetto equilibrio con quello che ha promesso in sede di annuncio e dirette conferme con il gioco tra le nostre mani.
Per molti questo è stato visto come un passo falso, una mossa di retromarcia quasi inspiegabile, ma nell’economia della trama e delle future mosse di Ubisoft sembra invece collocarsi in un’economia generale – principalmente produttiva – non per forza insoddisfacente. Se la missione è quella di alternare la cadenza del franchise, con capitoli più sperimentali, andando anche a pescare e avviluppare idee e meccaniche del passato in contesti e strumenti più consoni, perché no?
Sta di fatto che il franchise nel tempo si è evoluto in molteplici direzioni, andando anche oltre le critiche dei fan che chiedono una maggiore aderenza a una trama orizzontale, come è successo almeno con i primi tre capitoli numerati.
È proprio con Black Flag che qualcosa è cambiato, sfruttando il nome, la numerazione, le nuove declinazioni e ispirazioni. Assassin’s Creed Mirage dunque è un agglomerato di tutto ciò, la reale consapevolezza che i limiti sono collocati sono dove gli orizzonti degli sviluppatori possono arrivare. Questo è un male? Non proprio, o almeno se nel tragitto ci sono spazi di libertà creativa e sperimentazione, allora ben vengano titoli di questo calibro.
La recensione in breve
Assassin's Creed Mirage è un salto nel passato che si dispone al di sopra di ogni singolo obiettivo di mero e semplice omaggio per essere qualcosa di più, il B-Side di un franchise che nei momenti di forte ripetitività può abbracciare progetti del genere, più piccoli, ma di ampio respiro e dimostrare al pubblico che c'è ancora motivo di far vivere a lungo questo lungo franchise.
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Voto GamesEvolution