Dopo aver mostrato i muscoli – e qualche criticità – con i due giochi della serie survival horror Remothered, il team italiano Stormwind Games ha deciso di cimentarsi in un genere completamente diverso. Lo scorso 20 ottobre, a quasi due anni dall’annuncio, è uscito su Playstation, Xbox e PC Batora: Lost Haven. La versione per Nintendo Switch si è fatta attendere, ma abbiamo finalmente potuto provarla. Siamo qui per raccontarvela in questa recensione.
Un fantasy post-apocalittico
Batora: Lost Haven ci racconta di una Terra completamente distrutta da una catastrofe. In questa realtà post-apocalittica impersoneremo Avril, sedicenne che ha vissuto la catastrofe che le ha portato via la sorella, Rose. Avril, prescelta da due divinità, sarà chiamata ad esplorare quattro pianeti che nascondono il mistero che ha causato il collasso della Terra e che minaccia l’intero Universo. Insieme a lei alcuni amic.. Ehm, la sua amica Mila.
Un dettaglio molto interessante di Batora: Lost Haven è il suo essere ispirato a delle opere letterarie Annika Morris. Il gioco infatti attinge all’universo narrativo di sopra menzionato, pur proponendo una storia originale. Questo è un punto molto interessante, perché Batora fa parte di un fenomeno di contaminazione tra videogiochi, letteratura, cinema ed altre arti che promette di affermarsi sempre di più nel mondo dell’intrattenimento. I videogiochi attingono a libri, film ed immaginari collettivi, i film e le serie tv dai videogiochi (vedi la serie HBO su The Last of Us o il recentissimo film su Super Mario), e così via.
Ricco e dettagliato, ma allo steso tempo carente e piatto
Ispirarsi ad un’opera già scritta e “collaudata” potrà sembrare una scorciatoia, ma aggiungere elementi alla storia originale non è un compito facile. In questo frangente il lavoro di Stormwind è molto buono: il design di personaggi ed ambienti è ben curato e riesce ad immergere nella narrazione. Di particolare spicco sono le sequenze animate, le quali, per quanto semplici in scrittura, hanno un ottimo impatto visivo.
Purtroppo però quello che manca è un buon ritmo narrativo e la tridimensionalità dei personaggi: la storia non è adeguatamente approfondita, non c’è abbastanza contesto e Avril ed i suoi compagni e nemici sono piatti, quasi abbozzati. Il gioco spinge sull’acceleratore per fiondarci subito all’interno del gameplay, ma ciò – insieme ai difetti di quest’ultimo – rompe gran parte della potenziale magia.
Degni di nota qui sono doppiaggio, world-building e sistema di scelte: il primo, per quanto sia in inglese, è di buona qualità; il codex approfondisce adeguatamente i mondi di gioco ed amplifica il buon comparto tecnico, mentre l’introduzione di decisioni morali riesce in parte a rendere frizzante una storia che altrimenti finirebbe per appiattirsi su personaggi e e scelte di dialoghi dimenticabili.
Un hack and slash, ma non abbastanza coraggioso
Il passaggio dal genere survival horror ad un RPG hack and slash con visuale dall’alto si sente tutto: il team di Stormwind in questa prova si dimostra capace, ma il gameplay di Batora si espone a più di una critica.
Fin dai primi momenti di gioco Avril possiederà simultaneamente due poteri. Avremo quello del sole, che prevede attacchi ravvicinati e tecniche aggressive, e quello della luna, con colpi a distanza e abilità più strategiche. L’idea di poter cambiare da un potere all’altro in ogni momento è vincente, come vincenti sono le situazioni che ci imporranno di farlo. Ogni nemico sarà più o meno vulnerabile al potere del sole o della luna, e dovremo essere veloci ad adattarci alla situazione. Una cosa simile però accadrà anche a Avril, che dovrà gestire due barre della vita differenti.
Ci sono però degli elementi che non permettono al gioco di esprimere il suo pieno potenziale. Il roster di nemici è molto limitato, gli scontri risultano ripetitivi quasi da subito ed il sistema di controllo (sia con i joycon che con il controller pro) non è dei più precisi, soprattutto con i poteri a distanza della luna. A ciò si aggiunge una spiegazione dei comandi non proprio chiarissima (parliamo in particolare del pulsante R, che non va premuto, ma tenuto inclinato per alcuni tipi di attacchi).
Puzzle, backtracking e difficoltà
Le monotone orde di nemici si alterneranno con brevi sezioni puzzle, che dovremo risolvere alternando i nostri poteri. Purtroppo nemmeno in questo frangente troviamo particolare varietà; per quanto riguarda la versione Nintendo Switch sarebbe stata molto interessante l’implementazione del giroscopio, che, ahinoi, manca. A ciò si aggiunge il fastidioso backtracking: le mappe sono molto limitate e verremo continuamente obbligati a rimbalzare da un punto A ad un punto B raccogliendo oggetti e sconfiggere nemici per portare avanti la trama.
Per quanto riguarda il livello di difficoltà, è sicuramente stata un’ottima idea quella di adattarlo alla meccanica della debolezza/resistenza ai poteri. La difficoltà più alta prevederà un’immunità totale dei nemici resistenti ad un dato potere. Quella più facile, viceversa, un equilibrio quasi perfetto tra i due poteri in qualsiasi situazione.
Il provato su Nintendo Switch
La versione Nintendo Switch di Batora: Lost Haven è stabile e si lascia giocare con un framerate solido ed un downgrade grafico non così sconvolgente rispetto alle controparti. Le uniche incertezze sono riscontrabili in tempi di caricamento altanelanti e qualche breve freeze prima delle cutscenes.
La recensione in breve
Batora: Lost Haven è un buon lavoro, niente di più. Il gameplay funziona adeguatamente, non innova e non riesce a fare abbastanza per non annoiare, mentre un world-building e design estetico modestamente ispirato vengono affiancati da una narrazione immatura, affrettata e dai ritmi innaturali.
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Voto GamesEvolution