Risulta alquanto innegabile che il panorama videoludico, in questi ultimi anni, ha subito una serie di cambiamenti alquanto curiosi. Le ultime generazioni di console sono state fortemente caratterizzate da una “mancata voglia” di rinnegare il passato, portando moltissime case di sviluppo a ripescare progetti vecchi. Così, nacque l’epoca che oggi conosciamo come “L’epoca dei ritorni”, ovvero un periodo talmente pieno di remake e remastered e quasi in grado da soffocare la creatività generale. Però, sarebbe alquanto inadatto non precisare che, l’epoca dei ritorni non fu così tragica come si potrebbe pensare. Infatti, durante la scorsa generazione, siamo riusciti a riscoprire perle del passato, molte volte in maniera ancora più consona ai tempi moderni. Perchè, alla fine, questi remake, ci sono serviti come “lezione” per non sottovalutare mai un lavoro ben fatto. Però, con tutte queste premesse in mente, perchè la paura di rivedere un rifacimento del originale Dead Space era presente in tutti noi?
Dare una risposta esaustiva e semplice a questo dilemma, non è alquanto facile. Ironicamente, lo stesso sentimento che caratterizza l’opera originariamente creata da Visceral, si sarebbe ritroso contro il possibile ritorno. Dopo svariati passi falsi di Electronic Arts, una serie di remake e remastered pigre (da parte anche di altre case di sviluppo) e un senso generale di stanchezza, era difficile avere buoni propositi per il ritorno di Dead Space. Insomma, un prodotto invecchiato comunque decisamente bene come il primo capitolo di Dead Space, non sembrava aver bisogno di tale “ricostruzione”.
La sorte vuole che, pochi mesi prima, il successore spirituale dell’opera EA, fallì miseramente. Questo incoveniente però lasciò un grosso vuoto dentro tutti noi che, volevamo sperimentare ancora una volta i veri terrori dello spazio profondo. EA Motive sembra aver ascoltato tutte le nostre preghiere, in quanto, il ritorno di Dead Space non solo ci ha soddisfatti, ma addirittura alza un bel po’ i standard qualitativi quando si va a parlare di Remake. Quindi, tolta la parentesi “Ma è un gioco valido il remake?”, andiamo ad analizzare di seguito quanto l’opera EA Motive riesce a sorprendere!
“La storia non me la ricordavo proprio così…”
C’è una peculiarità alquanto interessante quando si va a parlare di questo ritorno di Dead Space. Di solito, quando una casa di produzione riprende in mano una vecchia opera, il risultato finale è comunque al 90% dei casi identico all’opera originale… almeno quando si parla della narrazione. Infatti, il concetto di Remake non incide nemmeno in minima maniera sulla parte del storytelling, modificando soltanto elementi più “fondamentali” come Grafica e qualche volta il gameplay. Quindi, proprio per questo motivo, siamo rimasti alquanto sorpresi nel vedere che EA Motive ha preso iniziativa nel voler modificare anche qualche aspetto narrativo. Ovviamente, la matrice originale che era presente in Dead Space già nel 2009 non è cambiata in maniera radicale, però, certi particolari hanno subito un cambio non indifferente. Sicuramente una delle novità più rimarcabili risiede nel nostro protagonista Isaac Clarke che, a differenza del capitolo originale, in questo remake ha una voce.
Però, la voce del protagonista (che decisamente rende la storia molto più intrigante) non è l’unica modifica apportata al racconto del gioco. Anche qualche membro del cast è stato leggermente modificato, dando quel senso di “rinfresco” ad una storia decisamente funzionale, ma che aveva comunque più di una crepa al suo interno. Tuttavia, mettiamo subito le mani avanti nel dirvi che questo Dead Space non è un reboot. Come già detto, la narrazione segue lo stesso fulcro narrativo visto nel gioco originale. Ci ritroveremo ancora sulla nave Ishimura in cerca di nostra moglie. L’invasione dei necromorfi è ancora presente e i motivi che scatenano la tragedia vista nel gioco sono del tutto identici. Semplicemente, i dettagli sono stati leggermente rivisti per svecchiare il tutto e sono stati aggiunti una serie di extra, per rendere il viaggio interessante anche ai veterani (che conoscono già la storia). Senza stare a spoilerarvi niente, sappiate solo che c’è anche un finale alternativo, che potrete visionare dopo aver finito il gioco in New Game.
Terrificante come Alien, crudele come DOOM Eternal
Tolta la narrazione solida, ma comunque non eccelsa, Dead Space riusciva ad impressionare il pubblico grazie al suo gameplay. Nel 2009, il gioco si è subito piazzato come pilastro del genere, offrendo uno dei survival horror meglio strutturati sul mercato. A distanza di tutti questi anni, EA Motive è riuscita a prendere quel gameplay e migliorarlo ancora di più! Esattamente come per il comparto narrativo, la matrice del gioco è rimasta praticamente invariata. Tuttavia, una serie di piccole modifiche rendono questo Remake ancora più appetibile e terrificante.
Partiamo dalla principale novità, ovvero la natura open map che il gioco vanta grazie al Remake. Se vi ricordate bene, nell’originale Dead Space, il tutto era strutturato come un grosso corridoio lineare. Pochi percorsi alternativi e backtracking praticamente assente. Una volta visitata un’area, quella non poteva essere più ricalcata dai passi di Isaac. Però, grazie alla potenza di calcolo dei nuovi sistemi, i ragazzi di EA Motive sono riusciti a rendere Dead Space molto più vasto. Infatti, il gioco ci darà la possibilità di tornare indietro sui propri passi e esplorare più liberamente certe sezioni del gioco. Questa scelta rende sia l’esperienza generale più ricca (e lunga), ma anche il tutto più terrificante (in quanto più ricca di pericoli). Inoltre, questa particolare modifica, svecchia tantissimo anche una struttura ludica vecchia, risultando fresca (ancora una volta) anche per i veterani della serie.
Un’altra importante modifica è presente nel nuovo sistema di smembramento. A differenza dell’originale, il remake sfrutta al massimo le nuove tecnologie per ricreare in maniera più realistica la struttura muscolare e ossea dei necromorfi. Infatti, ci saranno diversi stratti di carne, sangue e ossa, che renderanno i combattimenti più cruenti, ma anche più realistici. La soddisfazione nel vedere un nemico perdere pezzi di carne mentre strisci verso di voi, è qualcosa di magnifico per l’occhio e terrificante per il cervello. Inoltre, questo “piccolo” dettaglio non servirà soltanto come “potenziamento grafico”, ma avrà anche un ruolo ben preciso nel gameplay. Osservando bene i danni prodotti ad un determinato nemico, il giocatore capirà da se quale necromorfo finire per primo (risparmiando tempo e risorse).
Le novità non finiscono qui in quanto, EA Motive ha cercato in tutti i modi di dare un “rinfresco” anche all’armamento e al sistema di modifiche. Adesso, qualche arma ha una modalità di fuoco alternativa. In più, per rendere il tutto più realistico, le varie armi saranno trovate dal giocatore sparse per il mondo di gioco (quindi non servirà più acquistarle). Insomma, questi piccoli dettagli, rendono il ritorno di Dead Space una gioia. Siamo di fronte ad un lavoro alquanto ben strutturato, che però rispetta a pieno la propria eredità.
Tecnicamente parlando
Quando si va a parlare di un’opera rifatta da zero, il comparto tecnico è il punto più centrale dell’intero lavoro. EA Motive non ha deluso sotto questo punto di vista e, infatti, Dead Space si presenta come uno dei prodotti tecnicamente più validi (quando si va a parlare di Remake). In campo, entra un Frosbite Engine in grado di portare una qualità grafica di altissimi livelli. Non è un mistero che questo motore grafico proprietario è sempre stato lodevole nelle giuste mani. Infatti, EA Motive sfrutta a dovere l’intera potenza del Frostbite, ricreando un Dead Space stupendo da vedere e da giocare. La versione da noi testata è stata quella PS5 e, per l’intera avventura, abbiamo sfruttato la modalità prestazione, così da dare priorità ai 60FPS. Anche se, la qualità grafica giustamente subisce qualche downgrade (se si sfrutta la suddetta modalità), l’esperienza generale comunque mette in mostra i muscoli del Frostbite, con dei modelli poligonali ancora belli da vedere ed effetti di luce dinamici e gratificanti.
Ovviamente, se preferite avere un’esperienza di gioco più bella da un punto di vista grafico, Dead Space vi da la possibilità di alzare la qualità grafica fino ai 4K nativi (con tanto di texture e modelli poligonali in definizione più altra), sacrificando però la fluidità ed inchiodando il framerate a soltanto 30fps. Quindi, sta soltanto a voi decidere come preferite sperimentare l’intera avventura.
Altro ritocco fondamentale è stato apportato alla parte audio. Il sistema di suoni è decisamente più curato rispetto al passato, con una serie di suoni ambientali meglio mixati in grado da rendere ancora più terrificante ogni singolo movimento nella USG Ishimura. Inoltre, molti doppiatori sono stati chiamati a ridoppiare i personaggi (come per esempio Gunner Wright, che riprende il ruolo di Isaac nella versione inglese), così da avere delle tracce audio qualitativamente più soddisfacenti. E se ve lo state chiedendo, la risposta è: NO! Grazie a chi di dovuto, Dario Argento non è presente in questo remake!
Conclusioni
Non c'è dubbio! Esattamente come 14 anni fa, Dead Space si riconferma uno dei massimi esponenti del genere Survival-Horror. Con questo Remake i ragazzi di EA Motive non solo hanno riportato in vita un grande classico ma, sono anche riusciti a migliorare un'esperienza di gioco già ottima e monumentale. Se siete amanti del genere o se semplicemente vi mancava Dead Space, allora il gioco non può assolutamente mancare dalla vostra collezione videoludica.
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Voto GamesEvolution