Gameplay o narrativa? Cinematograficità o azione sfrenata e divertimento? Spesso si tende a vedere il mondo dei videogiochi usando come metri di paragone degli estremi, senza valutare tutte le sfumature che ci sono tra bianco e nero.
Il videogioco è un medium estremamente giovane (ma neanche tanto, ha solo qualche anno in meno del cinema dopotutto), e si sta ritagliando lentamente il suo spazio all’interno del mondo delle arti, assorbendone gli stimoli e proponendo nuove visioni. Visioni che possono offrire un gameplay frenetico, complesso e incredibilmente divertente, ed allo stesso tempo uno storytelling di alto livello, facendo in modo che il mondo della narrativa e quello della ludicità si amplifichino a vicenda. È questo il caso, come vedremo nella recensione di Hades.
Non c’è via di fuga
Hades è liberamente ispirato alla mitologia greca, e narra la storia di Zagreus, figlio di Ade, e le sue fughe dall’Oltretomba per cercare di raggiungere i suoi zii dell’Olimpo. La trama è molto semplice, ma quello che stupisce è l’impianto narrativo e la sua coesione con ogni elemento ludico ed artistico presente all’interno del gioco.
Partiamo parlando del genere: ci troviamo di fronte ad un rogue-lite, il che vuol dire che i nostri primi tentativi di fuga saranno probabilmente destinati a fallire, e che l’intero gameplay si baserà su questo ciclo. Ciclo che è perfettamente inserito all’interno delle vicende, e che anzi, ne fa da collante. Zagreus non può morire: pertanto, una volta subito il colpo di grazia, verrà trasportato dal fiume Stige fino al salone della dimora di Ade, dove sono soliti avvenire giudizio e smistamento delle anime. Ogni nostra partita sarà parte integrante della trama: i personaggi terranno conto delle nostre fughe – Hypnos in particolare si divertirà a commentare le nostre morti in maniera molto precisa, talvolta dandoci consigli o deridendoci –, ed è secondo questo ciclo che si evolveranno le nostre relazioni con essi. Questo sistema permette non solo di avere un hub di gioco sempre fresco, pieno di cose nuove da fare – che sia un dialogo, un mini-evento, o semplicemente nuovi oggetti da acquistare –, ma di dare importanza ad ogni singolo personaggio ed approfondire i loro rapporti interpersonali. In questo i ragazzi di Supergiant hanno fatto un lavoro senza precedenti: la quantità di linee di dialogo e di situazioni significative è davvero impressionante, e costituisce un non-so-che che rende Hades qualcosa di più che un ottimo rogue-lite.
La benedizione di Zeus
Ma entriamo nel dettaglio: la nostra fuga-tipo in Hades partirà dal punto più basso degli Inferi, il Tartaro, ed aspireremo a riemergere in superficie. Facile a dirsi, difficile a farsi: lungo la nostra strada saremo ostacolati da una serie di creature e mostri mitologici. Come se non bastasse, alla fine di ogni strato dell’Inferno ci ritroveremo di fronte a boss particolarmente ostici: dalle celebri furie all’iconica idra, ogni membro dell’esercito di Ade si impegnerà affinché la nostra salita fallisca miseramente. Ma non saremo soli in questa impresa: in nostro soccorso accorreranno gli dèi dell’Olimpo, che attraverso dei messaggi ci concederanno dei doni, dei power-up che amplificheranno i poteri di Zagreus. Ci troviamo qui di fronte ad un altro interessante espediente narrativo: ancora una volta la quantità di dialoghi scritta per ogni singola divinità è impressionante, e ad ogni partita, ad ogni power-up, avremo modo di approfondire il rapporto tra Zagreus ed i suoi zii, ma anche di scoprire dettagli fondamentali riguardanti i motivi della sua fuga e spezzoni di lore del mondo di gioco.
I power-up non saranno l’unico modo per prepararci ad affrontare la salita in superficie: Zagreus infatti avrà la possibilità di sbloccare un variegato arsenale di armi dalle caratteristiche molto diverse tra loro. E non finisce qui: a seconda di quella che sceglieremo, i doni dell’Olimpo acquisiranno effetti ed animazioni leggermente diversi. Come se non bastasse, ognuna avrà ben quattro forme, che permetteranno altrettanti approcci inediti.
La contemporaneità, immersa nei miti
Lo storytelling di Hades non si limita alla mitologia greca: usare dei personaggi così iconici e conosciuti – per quanto in un modo ben studiato e rappresentato – è un pretesto per parlare del mondo che ci circonda. Il rapporto tra Zagreus e Ade ad esempio rappresenta un conflitto generazionale senza tempo, con tutte le sue problematiche e dinamiche complicate. Importantissima è anche la rappresentazione della comunità LGBTQ+: dal rapporto tra Achille e Patroclo, rivestito delle sfumature omoerotiche che erano andate perdendosi nella letteratura cristiana, alle relazioni amorose intraprendibili da Zagreus, il prodotto di fronte al quale ci troviamo è di una naturalezza disarmante. Quasi verrebbe da chiedersi perché il nostro mondo non sia così inclusivo.
A proposito di rapporti interpersonali, all’interno di Hades è presente una sorta di dating-sim: il nostro rapporto con gli NPC non sarà dettato unicamente da quante volte li incontreremo, bensì avremo la possibilità di approfondirlo – e, in alcuni casi, anche di intraprendere relazioni amorose – attraverso la donazione di nettare, ottenibile durante il corso delle nostre partite.
Linee dure, note amare, come la risalita dagli Inferi
Dal punto di vista puramente visivo, Hades è un vero piacere per gli occhi: Jen Zee – direttrice artistica di Supergiant – è riuscita a reinterpretare alla perfezione i miti greci, rendendoli contemporanei, “pop”, ma senza snaturarli. Il suo tocco è molto più duro e definito rispetto ai precedenti lavori, e si presta alla perfezione per raccontare la frustrazione di Zagreus, la rabbia di Ade, il mondo in cui vivono ed i personaggi che lo abitano: iconico è il character design, iconica è la quantità di dettagli apprezzabile in ogni scenario, iconica è persino l’interfaccia utente, capace di integrarsi perfettamente con l’esperienza di gioco, quasi come un’estensione mentale del giocatore.
A completare l’eccellente comparto artistico abbiamo un altrettanto magistrale colonna sonora di Darren Korb, che riesce a creare un interessante connubio tra generi contemporanei, particolarmente adatti alle concitate sessioni di gioco, e strumenti tradizionali. Piccola menzione d’onore va alla lira, oggetto acquistabile per personalizzare le stanze di Zagreus: con la giusta dedizione e qualche consiglio da Orfeo – la cui voce, tra l’altro, ci allieterà durante il gioco anche con delle tracce stupende – sarà possibile insegnare al ragazzo a suonarla, e sentirla produrre delle note affini alla soundtrack sarà davvero un piacere.
Abbiamo citato prima la personalizzazione: seppur non sia un elemento fondamentale, sarà parte delle possibilità di interazione con l’hub di gioco. Non brilla sicuramente in quanto a varietà, ma vedere il palazzo di Ade completamente arredato avrà il suo impatto visivo.
La recensione in breve
Hades è il perfetto esempio delle potenzialità presenti nel medium videoludico: riesce a interessare, a coinvolgere, a divertire attraverso un gameplay brillante, ed allo stesso tempo ci racconta una storia attraverso ogni meccanica, ogni dialogo, ogni situazione. Una storia ambientata sì nel folclore dell’antica Grecia, ma che sotto quel velo di mitologia nasconde temi e riflessioni dannatamente attuali.
-
Voto GamesEvolution