Per Lost Records – Bloom & Rage c’è stata una naturale e sincera attenzione, partendo dal semplice presupposto che dietro a questo nuovo titolo, in uscita nel 2025 per PC, PlayStation 5 e Xbox Series X/S, ci sono i ragazzi di Don’t Nod, già creatori di Life is Strange.
Proprio dal primo capitolo del fortunato franchise sembrano attingere i ragazzi francesi, portandoci in una storia decisamente particolare, un tuffo nel passato negli anni 90, con misteri, eventi soprannaturali e una speciale amicizia di quattro ragazze. Abbiamo avuto modo di giocare ad una porzione di gioco ed ecco qui le nostre considerazioni in anteprima su Lost Records – Bloom & Rage.
Lost Records – Bloom & Rage, una promessa dal passato
Swan si siede al tavolo di un diner. Siamo nel 2022 e davanti a se ha una sua cara amica. Ora entrambe hanno 43 anni, ma il loro incontro non è casuale, bensì forzato. Qualcuno ha inviato a loro un pacchetto, facendo riferimento alle Bloom & Rage, la loro band punk-rock di quando erano adolescenti.
Questo perché nel luglio del 1995 loro due assieme ad altre due ragazze, sono state protagoniste di un evento oscuro, misterioso, dalle forti tinte soprannaturali. Un segreto che il quartetto ha giurato di seppellire nel passato e non rivelare a nessuno. Ma ecco che 27 anni dopo questo passato torna e reclama attenzione.
Motore, azione!
Lost Records nella sua grammatica di gioco non è lontano da Life is Strange, è anzi il cugino di sangue più vicino per approccio al mondo di gioco e relativa necessità e voglia di osservare tutto l’osservabile.
Nella stanza dell’adolescenza Swan c’è di tutto: il cassetto delle mutande, pile infinite di VHS, proprio lei che gira sempre con una videocamera e sogna la regia, un gatto pigrone ma coccolone, libri, riviste, cibo, zainetti, musica rock, cavi e prese scart. Se l’intenzione è quella di tuffarci negli anni 90, bastano pochi secondi per sentirsi a casa.
Poi il sistema di obiettivi ci dice che dobbiamo girare qualche secondo di filmato per prendere dimestichezza con l’uso della telecamera e lì il gioco si fa incredibilmente avvincente: se fino a ieri c’era la passione della photo modo, Lost Records inaugura la meccanica del video mode. Tutto l’ambiente di gioco è filmabile in ogni sua porzione, mantenendo però sempre un limite di secondi, a cui poi seguirà la possibilità di montare ed editare ogni porzione di filmato registrato.
In questa semplice, ma ben innestata, meccanica si gioca parte della bellezza del titolo. Esattamente come in Life is Strange dobbiamo muoverci, guardare tutto quello che ci circonda, scoprire oggetti e aprire cassetti per sbloccare nuove linee di dialogo per poi registrare tutto quello che ci passa sotto gli occhi.
Un mistero oscuro
Purtroppo la demo giocata copriva giusto quattro porzione di gioco (la camera di Swan, un garage per le prove della band e due scene di esterni nel bosco) trovando la sua conclusione proprio quando il mistero cominciava a mostrarsi in delle riprese sulla videocamera di cui nessuno aveva ricordo.
Sarebbe stato interessante capire di più, almeno di poco, la natura del mistero oscuro, o anche il motivo per cui nel 2022 vediamo solo due della quattro ragazze, o meglio capire l’utilità della videocamera nel progredire nel gioco. Sarà una sorta di titolo tipo ghost hunter, dover andare a caccia di qualcosa di misterioso? O magari le stesse porzioni di video registrate saranno oggetto di precisa operazione chirurgica al montaggio per scoprire segreti?
L’idea di avere tutte le registrazioni nelle nostre abili mani da montatori, restituisce un’idea di memoria a quanto successo negli eventi precedenti, di grande impatto. L’idea che il passato possa trovare vita di nuovo in quelle immagini è il nobile scopo di chi oggi registra eventi, li filma o meglio ne fa dei film.