Quando un franchise videoludico è capace di spegnere così tante candeline, allora tanto di cappello e inchino profondo. In un settore dove al minimo passo falso l’industria e i fan sono pronti a scavarti la tomba, la storia di Mortal Kombat è una di quelle che non solo meritano di essere raccontate ma anche celebrate.
Dalle stelle alle stalle e poi ancora le stelle. Ci sono stati capitoli terribilmente dozzinali (Mortal Kombat Armageddon) e addirittura una chiusura per poi far rinascere il franchise sotto NetherRealm Studios. Dopo i primi anni di fuoco e di vendite milionarie, il franchise ha avuto una seconda vita nel reboot del 2011. La celebrazione di Mortal Kombat 11, uscito nel 2019, è solo il tassello più recente di un franchise che nel tempo ha saputo resistere e reinventarsi sempre, assicurando al videogiocatore la giusta dose di sangue e violenza.
I 30 anni di Mortal Kombat non sono certo pochi e rappresentano una delle parentesi più lunghe e più importanti del settore videoludico.
Le 30 candeline di Mortal Kombat
Le origini son ben note a tutti: nel pieno del successo di Street Fighter II e del genere picchiaduro arcade da cabinato, tutti cercavano di inserire nelle loro produzioni qualche titolo che potesse mettere i bastoni tra le ruote di Capcom. Nel 1992 dunque ci pensa Midway che, dopo divergenze produttive con Ed Boon e John Tobias, decide di realizzare questo videogioco chiamato Mortal Kombat, mettendo assieme diverse idee scartate da altri progetti defunti. Mortal Kombat non doveva solo essere un bel videogioco, ma necessitava di essere diverso.
Per questo motivo gli sviluppatori non misero assieme un ammasso di pixel per disegnare i lottatori, bensì scelsero una strada più difficile: fotografare veri attori per poi modellare le diverse riprese durante l’azione. Soluzione sicuramente non inedita ma ottimizzata al massimo delle possibilità tecnologiche. A questo poi si aggiunge quello che sarebbe stato negli anni (e lo è tutt’oggi) il marchio di fabbrica della serie: la violenza. Mortal Kombat è un distributore gratuito di sangue e fatality, mosse finali per annientare e inveire contro l’avversario sconfitto nei modi più cruenti e divertenti. Oggi parte del divertimento del franchise risiede tanto in una ricerca molto tecnica delle meccaniche di gioco quanto, capitolo dopo capitolo, nello scoprire quali nuove fatality hanno creato gli sviluppatori.
Videogiochi violenti
Davvero si poteva pensare di creare videogiochi violenti e passarla liscia? Ma quando mai. Mortal Kombat è solo uno dei tanti videogiochi che sono stati portati addirittura in tribunali, con l’accusa di corrompere le menti dei giovani videogiocatori. I due sviluppatori provarono anche a deridere questa accusa, inserendo nel videogioco il personaggio di Noob Saibot (guerriero ideato dai due nomi degli sviluppatori, Boon e Tobias, ma scritti al contrario), come a voler suggerire che tutti i giocatori potevano picchiare e far sanguinare quello che rappresentava a tutti gli effetti la loro controparte digitale.
Questo servì a poco ma in qualche modo tutta la vicenda portò alla nascita dell’ESRB, sistema di valutazione usato ancora oggi dove vengono segnalati i temi principali di ogni gioco, l’età consigliata e l’eventuale presenza di sangue, violenza, droghe o affini.
Alti e bassi
Mortal Kombat ha sempre goduto di una notorietà pazzesca. Impossibile andare in una sala giochi e non trovare un cabinato Midway dedicato a Mortal Kombat posizionato da qualche parte. Per non parlare di quando i giochi arrivarono anche per le home console. Il successo fu poi seguito dall’arrivo di emuli che in gran parte fallirono, ad esclusione di qualche eccezione (Killer Instinct). Nonostante le lodi, Mortal Kombat dovette rialzarsi da momenti non proprio brillanti. Questa parentesi di crisi si può riassumere nella scellerata decisione di passare dai combattimenti 2D a 3D, con i personaggi che potevano girare attorno la mappa di scontro. Pensiamo al bislacco Mortal Kombat Armageddon e al pasticcio Mortal Kombat vs DC Universe (da cui derivò l’ottimo Injustice).
Poi, grazie al reboot del 2011 e al supporto di Warner Bros, Mortal Kombat è tornato ad essere il franchise tanto amato di cui si attende trepidanti ogni nuovo capitolo. Oggi Mortal Kombat sta vivendo un momento particolarmente florido ed entusiasmante. Il franchise videoludico bissa successi ad ogni uscita e i tornei online abbondano. Il rilancio cinematografico è andato mediamente bene con tanto di sequel in lavorazione. La stessa declinazione parallela di Injustice funziona nello stesso modo, con licenza degli eroi DC che si risce a incastrare con e varie uscite cinematografiche.
Dunque, buon compleanno Mortal Kombat e lunga vita al torneo, che non smetta mai di ripetersi anno dopo anno, per la gioia e il sadismo degli appassionati lottatori di tutto il globo.