Parlare della saga di Need for Speed è sempre come fare un piccolo tuffo nel passato e nei ricordi. Guardare indietro a quando eravamo spensierati, in un periodo dove ognuno di noi sognava un futuro all’insegna del tuning. Fuori di casa truccavamo i motorini: alzare le teste dei cilindri, cambiare il carburatore, montare una marmitta della Polini, ficcare i neon colorati sotto la scocca. Una volta rientrati nelle mura domestiche, ad attenderci e ad alimentare il fuoco di questa sconsiderata passione colorata e rumorosa, c’era Need for Speed. I due capitoli Underground, Most Wanted, Carbon, tutti capisaldi di quel sotto-genere dei videogiochi automobilistici che andava tanto negli anni ’00 e che aveva ricevuto un’ulteriore spinta dal successo del mondo di Fast&Furious. Non è un caso poi che la saga di EA avesse incrociato i flussi con Criterion Games, già dietro a un’altra serie di successo dalle caratteristiche simili come Burnout. Ora queste due realtà tornano a comunicare tra loro ma, come vedremo nella nostra recensione di Need for Speed Unbound, il risultato non è impeccabile.
Lakeshore City: la città è nuova, la trama no
Una volta creato il personaggio e scelta la nostra prima autovettura ci troveremo a scorrazzare per Lakeshore City, la nuova città che farà da scenario all’open world di Need for Speed Unbound. I primi npc con cui avremo rapporti saranno Rydell, il proprietario del garage in cui lavoriamo e Jasmine (“Yaz”), una collega con cui avremo un legame a tratti più che amichevole. Questa è la base da cui parte il canovaccio narrativo del titolo e a cui attorno ruoteranno le nostre gesta e tutto il mondo delle gare. Sullo sfondo tutto lo scenario sociale e politico di Lakeshore, contraddistinto con imminenti elezioni politiche e una forte lotta alle gare clandestine. Come gli appassionati alla saga potranno notare in questo punto di partenza non vi è traccia di particolari novità rispetto ai giochi precedenti. Questo non sarebbe un particolare problema se non fosse che pressoché tutto lo svolgimento della trama non né ha guizzi né intuizioni brillanti. Tra tradimenti e un percorso a base di rivalsa, ci troveremo infatti davanti a un percorso che ha un forte e amaro retrogusto di già visto.
Veste grafica accattivante e profonda customizzazione
Fin dall’annuncio, con le prime immagini svelate di Need for Speed Unbound, gli occhi di tutti sono andati alla forte caratterizzazione grafica data al titolo. Dopo molte ore passate sul titolo possiamo dire che la direzione artistica sia uno dei lati forti del gioco ma, anche qua, non senza lasciare alcune perplessità. Il lavoro fatto con l’ausilio del cel shading sui personaggi e sugli effetti (tutti personalizzabili) che compaiono mentre si guida l’auto ha il suo impatto visivo accattivante. Questo effetto da street-art arricchisce lo schermo di colori e forme in modo sempre dinamico e andando, di volta in volta, a creare piccoli quadretti unici. Un risultato che agli appassionati del mondo dell’animazione potrà richiamare alla mente sia Spider-Man: Un nuovo universo sia Arcane. Il problema sorge a tratti tra lo scontro di questa componente con la realizzazione realistica delle autovetture e del mondo circostante. Una scelta più radicale e coraggiosa avrebbe probabilmente giovati ai fini di un risultato finale più coerente e fresco.
Promossa senza debiti è invece la varietà del parco auto e la customizzazione delle suddette e del nostro personaggio. Giocando a Need for Speed Unbound avremo a disposizione 143 veicoli (tutti su licenza), con una varietà pressoché illimitata. Ognuno di essi sarà poi modificabile fin nei minimi dettagli a nostro piacimento. In poche parole: un vero e proprio paradiso tamarro per tutti noi che siamo cresciuto col mito del tuning. Potremo sia applicare dei kit estetici completi in grado di stravolgere l’impatto visivo che avrà il veicolo, sia ritoccare le varie componenti singolarmente. Lo stesso vale per quanto riguarda gli effetti visivi delle street-art che “produrrà” la nostra guida. Altrettanto vario è anche l’editor per il nostro personaggio. È probabile che gran parte del vostro tempo andrà in questo sistema di personalizzazione.
Modalità e sistema di guida
Come per quanto riguarda la trama anche le modalità di gioco non aggiungono particolari innovazioni a quello che già ben conoscevamo nei capitoli precedenti. Abbiamo le classiche gare di derapata, corse a punteggio, sfide a buttare giù elementi scenici, competizioni su percorsi pre-definiti. Partecipare ai ritrovi illegali di automobili concentrerà l’attenzione delle forze dell’ordine su di noi. Oltre a intromettersi nelle gare, le auto della polizia ci inseguiranno una volta che esse saranno terminate. Peccato che l’intelligenza artificiale sia ben poca cosa e fuggire dalle autorità non sia altro che una pratica burocratica rapida ma noiosa. A questi si aggiungono attività volte a esplorare l’open world a disposizione come il recupero di auto sparse per la mappa e i vari collezionabili del gioco. Proprio la mappa molto scarna è uno dei punti più dolenti. Il girovagare per Lakeshore City diventa presto un viaggio da un punto A a un punto B senza la possibilità di poter azionare dei trasferimenti rapidi. Come in Need for Speed Heat torna anche il ciclo giorno-notte, dove però manca una vera distinzione tra attività diurna e notturna. L’unica differenza in fin dei conti sono i cachet in palio dalle gare. La nota più positiva è la gestione della difficoltà: al variare del livello scelto avremo a disposizione un numero differente di possibilità di ravviare le gare.
Per quanto riguarda il sistema di guida abbiamo un classico gameplay arcade molto incentrato sul sistema di derapata, utile a caricare entrambe le tipologie di Nitro. Anche in questo caso, come praticamente per tutto il resto del gioco, il problema non risiede nella scelta fatta ma nella sua messa in pratica. Tutti i veicoli, proprio per la natura non simulativa del gioco, si guidano più o meno alla stessa maniera. Non ci sono grandi differenze tra un suv o un auto sportiva: l’importante è il spingere l’auto alla sua velocità massima usando lo sprint del Nitro nel momento giusto e derapando con costanza. La criticità di questo loop ripetitivo sta proprio nel poco feeling che si crea pad alla mano col giocatore. C’è troppa pesantezza nei veicoli e anche il cambiamento delle condizioni ambientali (o la distruttibilità della mappa) non andrà a modificare più di tanto l’esperienza di gioco.
La recensione in breve
Need for Speed Unbound era chiamato all'ingrato compito di rilanciare una serie cult. Trame e modalità di gioco non portano alcun tipo di cambiamento o innovazione al canovaccio classico e il sistema di guida purtroppo non crea un grande feeling col giocatore. I punti forti del titolo risiedono nella direzione artistica (che però avrebbe giovato di scelte ancor più radicali) e in un sistema di customizzazione vario e completo.
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Voto GamesEvolution