Che siate navigati del genere JRPG o meno, Square Enix è qui ancora a ricordarci che un Octopath Traveler o Triangle Strategy non sono produzioni minori atte a dare più libertà creativa agli addetti ai lavori (a cui aggiungiamo anche un grezzo The DioField Chronicles), bensì trattasi di vere e proprie conferme delle capacità di progettare e narrare storie ancora appassionanti, fuori dai franchise più conosciuti.
In questa recensione di Octopath Traveler II parleremo dei pregi che rendono questo prodotto ottimo per una serializzazione o una maturazione ulteriore per sondare il terreno ad un futuro franchise, anche crossmendiale per l’occasione.
Octopath Traveler II e la forza del gruppo
Distaccandosi dagli eventi del primo capitolo, questo sequel sembra impostare sin da subito alcune piccole leggi uniche ma non inedite per il futuro: ogni capitolo ha personaggi e dunque storie sempre nuove, senza dover necessariamente andare ad intrecciare eventi narrativi di un determinato capitolo con un altro in catalogo o meno.
L’unicità (come è stato lo stesso per la serie Final Fantasy o Tales of) è proprio nel racchiudere in quelle decine e decine di ore, una storia fatta e completa, dall’inizio alla fine, dai primi minuti di gioco fino ai titoli di coda, e nei suoi nuovi otto personaggi con le rispettive storie dedicate che solo alla fine andranno tutti a incontrarsi, allora sì, le intenzioni produttive come narrative si fanno subito palesi e Octopath Traveler II prende sin da subito forme sinuose e graziose, pronte da essere spolpate, assaporate e digerite negli spazi liberi tra i nostri polpastrelli.
Stessa formula, stesso campionato, nuovi giocatori
La struttura come la grammatica di gioco non presenta mutevoli differenze dal primo Octopath Traveler, riproponendo stilemi e schemi, meccaniche e abilità, magari ripulendo l’immagine, inserendo qualche effetto in più su schermo, ma l’anima rimane complessivamente immutata.
Vera e propria novità sono le abilità latenti, attivabili in determinati momenti durante i combattimenti a turni e tutte uniche per ogni personaggio.
Tendenzialmente queste abilità rispecchiano tratti distintivi di ogni personaggi che si rispecchiano nella storia, come per esempio il guerriero Hikari, che attiva una sorta di attacco che odora di maledizione ad ogni fendente, qualcosa che lo stesso dovrà approfondire durante la sua biblica avventura.
Ulteriore novità, forse la più gradita, è un sistema “manuale” di ciclo giorno-notte che influisce in più modi sul gameplay. Nella libera esplorazione, premendo l’apposito tasto passeremo dal giorno alla notte. Durante il buio, gli incontri con i nemici saranno più frequenti e gli stessi saranno più temibili e alti di livello (ottimo metodo per guadagnare tanti punti esperienza in poco tempo, ma con più possibilità di venire sconfitti) e la stessa mappa potrebbe modificare il suo paesaggio (qualcosa già saggiato per esempio nell’ultimo God of War: Ragnarok), ma gli stessi personaggi potranno attivare abilità secondarie, per esempio usare la cordialità di giorno per ottenere favori e oggetti dalle persone incontrate nel viaggio, mentre di notte potremmo sfruttare le grandi abilità di borseggio per derubare nemici come innocenti e ignari cittadini.
Lode alla pixel art 2D HD
Una sequenza di numeri e terminologie solo per sottolineare l’incredibile macchina che ha messo in moto negli ultimi anni Square Enix riguardo un certo tipo di sperimentazione, che sembra abbracciare non solo una sequenza di stili di gioco più ampia, ma anche la classica voglia di lasciarsi coccolare più del dovuto dalla creatività senza fronzoli.
Che ci sia una costante crescita di titoli dedicati agli eterni nostalgici delle avventure in 2D in salsa pixel, non è certo una novità, ma Octopath Traveler II, come è stato anche la riproposizione di Live a Live, o il già citato Triangle Strategy, dimostrano una direzione chiara limpida da parte del publisher nipponico.
Octopath Traveler, il primo capitolo, non è stato un caso fortunato, bensì una sequenza di idee, progetti, meccaniche, ore di lavore e meeting andati a buon fine, per la realizzazione di un progetto, un JRPG in pixel art che ha saputo incontrare un ampio raggio di giocatori, non solo di appassionati alla soluzione estetica retrò, ma anche da chi si è avvicinato al titolo forse con la promessa di un JRPG con cui riempire decine e decine ore di gioco, per poi trovarsi davanti un titolo solido, narrativamente ricco (non senza sbavature) e approfondito nelle meccaniche a turni.
Questo sequel infine regge esattamente le stesse regole, rivoluzionando poco, aggiustante il tiro e aggiungendo quelle due o tre piccolezze che rendono l’approccio fresco e ancora inedito.
Mai come in altre occasioni, la classica frase fatta calza a pennello: se vi è piaciuto il precedente, allora anche Octopath Traveler II vi piacerà.
La recensione in breve
Octopath Traveler II è un sequel fedele al capostipite, riproponendone la magia come la grammatica di gioco, smussando i difetti, ripulendo la pixel art e aggiungendo piacevoli varianti di gameplay. Il risultato è un gioco preciso e ottimizzato a dovere, di forte longevità come di emozionante narrativa. Non troppo diverso dal precedente capitolo, ma comunque una solida certezza su cui aspirare ad evoluzioni future.
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Voto GamesEvolution