Ci sono tantissime emozioni umane che difficilmente riusciamo a spiegare. Come specie, siamo dipendenti da queste sensazioni che guidano in maniera diretta la nostra intera esistenza. Però, tra tutte le emozioni, ce n’è una in particolare che riesce a condizionarci più del dovuto: la nostalgia. Spesso guardiamo al passato per cercare di apprendere lezioni importanti. Altrettanto spesso, però, rimaniamo incastrati in questo “passaggio”, in cui solo il sentimento nostalgico condiziona il nostro giudizio. È per questo motivo che noi, videogiocatori di vecchia data, abbiamo una certa propensione a farci condizionare dalle epoche passate. Se giocate da anni, sarà capitato anche a voi di esclamare almeno una volta: “Ah! Quanto si stava bene quando c’era la prima PlayStation!” . Questo perché, in quel preciso periodo storico, tutto ci sembrava più “incontaminato”. Opere come Oddworld, Ape Escape, Final Fantasy VII e tanti altri pilastri ci regalavano esperienze uniche.
Però accade spesso che la nostra natura “ingenua” si lasci condizionare proprio da questi elementi nostalgici. Infatti, c’è una ragione precisa se oggi ci ritroviamo sempre più di frequente ad assistere a ritorni leggendari. Già durante la scorsa generazione abbiamo visto saghe come Crash Bandicoot, Spyro e MediEvil, ovvero pilastri della tanto amata epoca PS1, trovare una posizione ben precisa anche nel mercato odierno. Quindi, vedere oggi un sequel di quel tanto amato Oddworld: Abe’s Odyssey non ci sembra nemmeno così strano.
Durante lo scorso anno, infatti, Oddworld: Soulstorm ha fatto il suo debutto sulle console moderne, comprese quelle della scorsa generazione, per riportare in auge le avventure di una “mascotte” tanto amata dal popolo di videogiocatori PS1. Però, tra tutte le versioni uscite, mancava quella Nintendo Switch, arrivata finalmente durante il mese di novembre. Ma sarà una versione all’altezza delle altre, o la natura ibrida di Switch (e anche la sua potenza minore) renderà anche questo port non proprio soddisfacente? Andiamo a scoprirlo nella nostra recensione di Oddworld: Soulstorm per Nintendo Switch.
Oddworld: la storia continua…
Partiamo da una doverosa premessa: anche se la narrativa presentata in Oddworld: Soulstorm è decisamente comprensibile per la maggior parte dei giocatori, è difficile consigliarvi di addentrarvi in quest’avventura senza conoscere bene le passate vicende di Abe. Infatti Soulstorm è un seguito diretto di quanto visto nell’originale gioco del 1998 o del recente remake New ‘n’ Tasty. Senza spoilerare particolari dettagli, vi basti sapere che Soulstorm si apre con un Abe ancora in fuga dalla mega corporazione conosciuta come RuptureFarms. Dopo aver liberato centinaia di Mudokon dalle grinfie malefiche dei Glukkon, Abe si renderà conto che il suo compito non è finito. Per mettere fine una volta per tutte alle crudeltà verso il proprio popolo, il nostro eroe dovrà trovare un modo per distruggere in modo permanente i piani dei Glukkon.
Esattamente come la narrazione proposta dal capitolo originale, anche Oddworld: Soulstorm prosegue con una tematica all’apparenza semplice, ma che nasconde sfaccettature e parallelismi legati alla società odierna da non sottovalutare. Infatti, proprio le azioni di Abe vi faranno ragionare su quanto il mondo capitalista tenda a spremere al massimo tutto quello che ha intorno a sé. Ci saranno anche svariati momenti nei quali la moralità generale del mondo di gioco non sarà così lontana dal mondo in cui viviamo, ovvero una macchina che all’apparenza sembra brillare, ma che dietro le quinte si nutre delle nostre anime.
Quindi, se siete particolarmente attratti dalle tematiche profonde e, soprattutto, se saprete scavare bene all’interno dei vari documenti presenti nel gioco, la storia generale presentata in questo Soulstorm non vi deluderà di certo. Da aggiungere che anche le varie cutscenes e il lavoro fatto con il doppiaggio rendono la storia ancora più godibile. Proprio dietro le cutscenes c’è un lavoro quasi esemplare, soprattutto se consideriamo che stiamo parlando di una produzione quasi indie. Ora la domanda è: questa qualità presente nella parte narrativa è mantenuta anche dal punto di vista puramente ludico?
Un gameplay old school
Se avete sperimentato i precedenti capitoli della saga di Oddworld (più precisamente quelli riferiti alla mainline dell’opera), avrete già familiarità con il genere videoludico proposto anche da questo Soulstorm, ovvero il Puzzle-Platform 2.5D. Pur mantenendo intatto ogni singolo elemento caratteristico del genere, come una grossa impronta sul trail and error e sul level design creativo, Soulstorm porta degli elementi nuovi decisamente interessanti. Che sia chiaro, non stiamo parlando di caratteristiche in grado di stravolgere il genere fino a dare la sensazione di vivere una propria e vera evoluzione. Più precisamente, stiamo parlando di piccole migliorie, che però non rendono la tipologia di gioco di Soulstorm proibitiva per i giocatori più giovani (o, se vogliamo, quelli abituati alle quality of life più moderne).
Ancora una volta vestiremo i panni del buon Abe che, grazie alle sue abilità, paranormali e non, avrà il compito di liberare e salvare i vari Mudokon. Tutto il gioco, come già detto, si basa su una serie di livelli creati ad hoc per testare sia i nostri riflessi che la nostra astuzia. Ve lo diciamo senza peli sulla lingua: Oddworld: Soulstorm non è un’esperienza di gioco propriamente accessibile per chiunque. La sua grossa impronta trail and error potrebbe risultare estremamente frustrante per una certa tipologia di giocatore. Anche se la difficoltà principale non sarà data dal “riuscire a finire il livello in corso”, questa si alzerà decisamente di tanto, quando il giocatore dovrà seguire con estrema precisione il pattern dello stage, per poter completarlo nel miglior modo possibile usando le varie abilità del proprio arsenale.
Insomma, anche se il gioco alla base è facilmente approcciabile da chiunque, la sua natura ancora improntata all’old school lo rende decisamente un prodotto molto diverso da quello che troviamo attualmente sul mercato. I suoi controlli sempliciotti (però estremamente funzionali), la difficoltà e anche soltanto l’utilizzo delle poche meccaniche sono le armi a doppio taglio di Oddworld: Soulstorm. Questo perché da una parte abbiamo un prodotto in grado di soddisfare i vecchi fan della saga, i nostalgici e chi cerca roba diversa da quella presente sul mercato odierno; dall’altra, però, abbiamo un gioco quasi volutamente inchiodato nel passato, che oggi difficilmente riuscirà a imporsi su un mercato così pretenzioso. Se poi consideriamo che il gioco non è comunque un’opera perfetta nella sua natura, in quanto l’intelligenza artificiale dei nemici e compagni risulta (volutamente) scadente e certe scelte di level design non sono proprio astute, ci ritroviamo in mano un prodotto buono, ma che a causa di alcune scelte non può spiccare più di tanto il volo senza toccare il sole e bruciarsi.
Tecnicamente parlando
Se c’è un plauso da fare a questo Oddworld: Soulstorm, è sicuramente per il suo porting su Nintendo Switch. Come ben saprete, la console ibrida di casa Nintendo ormai si trova con diversi anni alle spalle e con un hardware sempre più obsoleto, pur riuscendo, di tanto in tanto, a tirare fuori qualche miracolo. Questo Soulstorm non è decisamente un “powerhouse” quando si tratta di grafica e, in generale, di tecnologia, però, sulle console maggiori era riuscito a dare qualche problematica. Tuttavia, possiamo confermare che la versione Nintendo Switch ci è sembrata estremamente stabile e godibile dall’inizio alla fine della nostra avventura.
Pur non avendo lo stesso livello di dettaglio delle console maggiori, la piccola ibrida nipponica riesce a gestire Oddworld: Soulstorm con un framerate solido (30FPS fissi), una risoluzione più che buona (720P portatile e 1080P docked) e un dettaglio grafico più che soddisfacente per l’occhio. Possiamo quindi affermare che la versione Nintendo Switch di questo Oddworld sia uno dei port più riusciti di sempre (e sicuramente di questo 2022).
Sulla parte audio c’è poco da far notare: ancora una volta il doppiaggio risulta coinvolgente e di ottima fattura e la soundtrack creata per il gioco ci è sembrata più che consona a quello che il prodotto vuole essere. Se dovessimo trovare un pelo nell’uovo, sarebbe il mixaggio audio, non sempre curato (qualche volta ci sono dislivelli evidenti tra voci, suoni ambientali e musica).
La recensione in breve
Oddworld: Soulstorm è sicuramente un prodotto particolare, pur rimanendo un po' troppo inchiodato nel passato. Purtroppo la sua natura estremamente punitiva, le meccaniche old school e il fatto che il gioco non porti niente di nuovo al genere rendono questo sequel difficile da consigliare a ogni tipologia di giocatore. Se avete amato il primo capitolo, se cercate una sfida o semplicemente vi manca Oddworld e volete giocarlo in portatile, allora la versione Nintendo Switch è assolutamente da tenere in considerazione. Se invece avete già sperimentato Soulstorm altrove, questo port potrebbe non fare al caso vostro, in quanto l'esperienza rimane inalterata rispetto alle versioni maggiori.
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Voto GamesEvolution