Diciamoci la verità: quando si tratta di videogiochi tratti da manga, è difficile aspettarsi dei risultati soddisfacenti per i palati sopraffini dei tanti fan dell’opera in oggetto che sbavano all’idea di un bel videogioco da spolpare con protagonisti gli eroi dell’opera del momento.
Non parliamo di veri e proprio disastri, bensì di una valutazione complessiva che difficilmente raggiunge standard entusiasti. Ci sono le eccezioni, vedi il recente Dragon Ball Z: Kakaroth che si è aggiudicato anche un aggiornamento next-gen, ma qui parliamo di One Piece, di un’opera che davvero merita di essere messa al pari di un Dragon Ball in quanto a fama e popolarità perpetuata nel corso degli anni.
In questa recensione di One Piece Odyssey veniamo a spiegarvi come una declinazione di GDR a turni, scelta alla base bislacca, si sia rivelata vincente per donarci – ad oggi – uno dei migliori videogiochi a tema One Piece.
Una trama a cubetti
Bisogna affrontare un primo cavillo non indifferente per One Piece Odyssey: posizionandosi ormai in un momento narrativo dove tutti i membri della ciurma sono estremamente potenziati, l’unico modo per giustificare una progressione da zero per i protagonisti, parlando poi di un titolo che vanta punti esperienza ed abilità da distribuire per ogni eroe, era calare la trama in un contesto inedito.
La storia, scritta di pugno da Oda, è paragonabile alle solite tediose parentesi filler presenti negli anime, questa volta però ben congegnata e ottimizzata, magari camuffando abilmente i diversi e numerosi momenti incastrati e realizzati appositamente per i fan.
Sbarcati malamente sulla sinistra e tumultuosa isola di Waford, i nostri eroi vengono a contatto con una misteriosa ragazza di nome Lim che identificando gli sconosciuti come pirati, con una particolare magia, fa perdere ogni tipo di abilità a tutti i membri della ciurma, racchiudendo questi poteri in dei cubi misteriosi che poi andranno a disperdersi per tutta l’isola. Dopo aver chiarito la natura benevola di Cappello di paglia e soci, Lim porta i pirati da Adio, misterioso esploratore che sembra sapere molto sull’isola, aiutando il gruppo a recuperare i poteri e risolvere i tanti misteriosi del luogo.
Esplorando il passato
Come già sopraccitato, l’incipit narrativo è di quelli classici per catapultare gli eroi in contesti inediti a loro e renderli totalmente indifesi davanti la nuova avventura, ma per quanto criticabile, è una scelta terribilmente azzeccata e affascinante così da giustificare tutta la “nuova” progressione che andremo ad ottimizzare per ogni eroe.
Ancora una volta, il colpo di gran furbizia arriva sia nella possibilità di muoverci per l’isola e raccogliere i cubi (e dunque riprendere possesso di tali poteri) che nella necessità di “ricordare” alcuni eventi del passato per potenziare il nostro personaggio. Così facendo si è trovato lo snodo principale per far rivivere alcune avventure cronologicamente passate e rendere One Piece Odyssey alla stregua di un’opera più completa possibile al momento dell’uscita.
Raccogli, combatti, esplora
Girovagando per l’isola nemici e oggetti saranno visibili su schermo con nostra decisione di intraprendere o meno un combattimento. Questi, come prassi per i giochi con combattimenti a turni, rispecchiano tutte le regole già stabilite: un team sul campo, un sistema con cui differenziare la natura dei personaggi come dei nemici (forza, velocità e tecnica) e il solito sistema di debolezza simil sasso-carta-forbice, chiaramente tutto visibile su schermo, senza avere la necessità di memorizzare quello o l’altra informazione.
L’aspetto sicuramente inedito e più funzionale è la possibilità di affrontare nemici su più livelli di campi di battaglia. Questo si sviluppa quando i nemici da affrontare sono molteplici, dunque il gioco divide il combattimento su due zone di azione. Gli scontri si possono affrontare comodamente impartendo i classici ordini di attacco, altrimenti è possibile “spostare” membri da un campo all’altro grazie alle abilità speciali.
Per farla breve, un attacco a corto raggio di Sanji colpisce i nemici nel campo di battaglia dove il personaggio è presente e non nel secondo. In contrapposizione, se un attacco speciale di Sanji ha una copertura di area maggiore, l’impatto arriverà anche nel campo di battaglia dove Sanji non è presente. Nulla che rivoluzioni un sistema di combattimento gestito ad attacco, difesa, oggetti o abilità speciali, ma è una gradevole variazione anche per far “muovere” idealmente diversi membri di diversi team impegnati sul campo.
Sul fronte tecnico nulla da sottolineare con un’estetica che si ispira senza filtri e remore allo stile di Oda, pieno di forme astratte, curve sinuose e colori strabordanti. Una vera delizia da vivere e osservare.
La recensione in breve
One Piece Odyssey al momento, pur non essendo un gioco perfetto, è senza ombra di dubbio il titolo che ogni appassionato dell'opera di Oda deve subito accaparrarsi. Nonostante una natura da GDR a turni, il titolo mantiene intatto l'anima da JRPG con tutti gli sfizi e i contenuti attingendo proprio dal passato dell'opera. Divertente e piacevolmente longevo.
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Voto GamesEvolution