Persona 5 Royal sarà disponibile su GameP Pass dal 21 ottobre 2022. L’occasione giusta per rimediare e farsi stuzzicare dalla storia dei ladri fantasma.
Il titolo targato ATLUS non smette mai di intrecciare magistralmente un gameplay avvincente (sì, i combattimenti a turni possono essere molto divertenti!) ad un’instancabile narrativa. Lenta, ma ben cadenzata. Ma cosa vuole raccontarci Persona 5 Royal, tra le tante cose? Oggi vi proponiamo un’analisi di uno dei suoi temi più ricorrenti: le ombre, l’oscurità e il richiamo alla psicologia di Jung.
Anime sovversive e Ladri Fantasma
Vestiremo i panni di Joker, ragazzo che già giovanissimo si ritrova ad essere in libertà vigilata per una serie di sfortunati eventi. Ryuji, il nostro primo vero amico, deve fare i conti con una reputazione che lo rende incapace di reinserirsi nel contesto scolastico come vorrebbe. Ann desidera diventare modella, ma non per questo si merita di subire continue molestie, minacce e di essere trattata come un oggetto.
Questi ragazzi, e non solo, avevano dinanzi a loro due strade: rinnegare il lato di loro che più li ha portati a soffrire, oppure abbracciarlo, diventare tutt’uno con la propria ombra. Anche se può sembrare che la risposta più logica sia quella di cambiare radicalmente, di strapparsi di dosso quella pelle che per gli altri non ci sta bene, la soluzione più terapeutica è l’esatto contrario. E fu così, che dalle nozze dei nostri protagonisti con le proprie ombre, nacquero i Phantom Thieves.
Palazzi e Personae: l’ombra di Jung
Nella psicologia Junghiana, l’ombra rappresenta tutto il potenziale inespresso di una persona. Può essere parte della nostra personalità, una parte repressa e chiusa in un cassetto, talmente intima da essercela dimenticata. È quella parte di noi che ci fa dire “no, non accetteranno mai che io sia così, meglio continuare per la mia strada”, quando quella strada non ci appartiene e ci dilania dall’interno. Persona 5 ruota tutto attorno al concetto di accettazione/rinnegamento del proprio io, ovvero nell’accettare anche quella parte di noi che ci hanno insegnato a definire “malvagia”, oppure nel rinnegarla. Ma rinnegare quell’oscurità ha un prezzo, che è la nostra stessa disgregazione ed è ciò che accade ai criminali affrontati dai Phantom Thieves.
Insegnanti-tiranni in castelli opulenti circondati di schiavi, artisti sull’orlo del baratro che fanno del plagio il loro quadro migliore. Persone che avevano degli obiettivi, dei sogni, ma che hanno rinnegato sé stessi, creando una frattura all’interno della loro anima. Questa frattura ha creato a sua volta ciò che in Persona sono chiamati i Palazzi: manifestazioni fisiche e surreali degli inconsci malati. Il contrasto è evidente: mentre i Ladri Fantasma con il loro atto di presa di coscienza hanno il potere di controllare il proprio Persona (multipli nel caso di Joker), le menti corrotte non possono. Questo accade perché non avendo preso il controllo di una parte di sé che viene rifiutata, questa diventa un’entità autonoma, che agisce indisturbata creando palazzi di mostri nell’inconscio del malcapitato. In tutto questo, i Phantom Thieves sono ben consapevoli di ciò che accade nel metaverso. Conoscenza che è preclusa a chi possiede invece un palazzo, perché non sa neanche di averne uno. Una perenne scissione dell’io.
Accettare il lato oscuro come coping mechanism
Senza ombra di dubbio potremmo definire i personaggi di Persona in generale delle anime intrinsecamente sovversive. Sono dei ragazzi e delle ragazze che hanno fatto del loro disagio di non trovare un posto nel mondo la loro forza. Si sono tolti la maschera. Hanno sofferto nel mettersi a nudo dinanzi alla realtà, che non avrà nessuna pietà di loro. Eppure, senza questo salto in avanti non esisterebbero i Phantom Thieves.
Grazie ai loro poteri non si limitano però a salvare il mondo esterno da criminali e chicchessia, ma agiscono sulle proprie vite per rattoppare ferite di vecchia data. Ad esempio, Ann abbracciando l’essenza del proprio persona, Carmen, riesce a vivere serenamente la propria femminilità, trovando il coraggio di affrontare tutti coloro che vogliono ridurla a un qualcosa invece che valorizzarla in quanto qualcuno. Ryuji Riesce a sfruttare a proprio vantaggio la sua anima punk per tenere testa alla sua ex squadra di atletica e al professor Kamoshida che lo volevano deriso ed emarginato.
E così via: ogni Ladro fantasma (e con il loro aiuto anche i nostri confidenti) riesce a riscattarsi, a superare il proprio trauma. Beh, forse non proprio tutti. Ci potrebbe essere qualcuno che fraintenderà il senso chiave del potere del Metaverso.
Un fiume di riflessioni attraverso Tokyo
Persona 5 è uno di quei titoli che portano con sé un’inevitabile cascata di domande, dubbi e curiosità sul mondo, l’universo e tutto quanto. Persona è stratificato come i memento, come la metropolitana di Tokyo e la capitale del Giappone stessa. Sono stratificati i personaggi in gruppo e lo è ognuno di loro in singolo. Lo è la trama e i rapporti che ci fa vivere ed esplorare.
Insomma, si potrebbe dire che Persona è come le torte (come le cipolle, direbbe qualcuno) e che le tante ore di gameplay valgono in toto la candela. Che questo sia un invito per chi non ha mai tentato l’impresa di avventurarsi nel metaverso: andate, e fate fiorire anche voi fiori nel deserto.