Poche opere possono fregiarsi del vanto di aver perfettamente fotografato la nostra caotica e sfuggente contemporaneità. Si tratta di opere che di solito riescono a sviluppare una narrativa fuori dal comune, capace di fulminare chi ha occasione di viverle. Opere che riescono a farsi strada all’interno dello scetticismo del fruitore moderno, per lasciargli un solco nell’anima. Più di cento anni fa né Carl Gustav Joung, né Luigi Pirandello avrebbero mai potuto immaginare che parte della loro poetica sarebbe stata sviluppata, “messa in pratica” attraverso un videogioco. Eppure Atlus ci è riuscita con Persona 5 Royal, l’istantanea perfetta della nostra società.
Ingiustizia e riscatto
In Persona 5 Royal vestiremo i panni di Ren Amamiya. Ren (o come decideremo di chiamarlo, trattandosi di un nome placeholder) è un outcast, un reietto. È stato ingiustamente condannato ad un periodo sotto supervisione fuori dalla sua città natale. Il tutto per un delitto che non ha commesso. La voglia di riscatto è un sentimento portante nella serie Persona, e parliamo sia della trama che del gameplay, sapientemente uniti per farci immergere nella narrazione.
Ren, grazie al soprannaturale aiuto di Igor ed all’umana compagnia di altri ragazzi reietti – ognuno per un motivo diverso – fonderà i Phantom Thieves. Phantom Thieves che avranno il potere – e la responsabilità – di donare la comprensione a delle persone deviate, che hanno trasformato i loro desideri in una scusa per far del male. Il concetto è semplicissimo a dirsi, praticamente impossibile a farsi nel mondo reale (vaglielo a spiegare al politico di turno che certi diritti non vanno calpestati…). Ed è qui che entrano in gioco psicologia e letteratura, che in questo caso si mettono al servizio del medium videoludico.
La società: una festa in maschera
La società di Persona 5 Royal è disegnata ricalcando quella a noi contemporanea, con particolare riguardo a quella giapponese. La differenza però con un quadretto completamente incentrato sul realismo – a parte la stilizzazione grafica – è l’accento che viene dato ad alcuni elementi in particolare. La poetica di Atlus, sempre fedele a sé stessa all’interno della serie, ci parla del lato oscuro dell’essere umano. Maschere, misteri, corruzione, doppi giochi… I personaggi di Persona 5 Royal avranno tutti più facce. La differenza tra “buoni” ed antagonisti sarà nel fatto che i primi accetteranno ogni sfaccettatura, ogni ombra del proprio essere, e cercheranno di sfruttare ogni lato della propria personalità per migliorarsi e contribuire in modo positivo al mondo che gli sta intorno. I secondi, d’altra parte, si sdoppieranno, creando una facciata per nascondere l’effetto dei loro desideri distorti.
La società che vediamo in Persona 5 Royal è, se vogliamo, la perfetta applicazione del concetto di “maschera” intuito da Luigi Pirandello più di cent’anni fa. Non a caso il termine usato come titolo della serie, “persona”, in latino ha proprio il significato di “maschera”. È un concetto davvero potente, perché cattura alcune complesse dinamiche della società moderna. Ci fa riflettere sulla nostra essenza e sui comportamenti dell’essere umano.
“Steal your heart”
Ma allora, se la società è un’entità così infida, e nasconde il marcio dietro un falso sorriso, com’è possibile cambiarla? Come si potrebbe far capire ai corrotti ed ai criminali che stanno facendo qualcosa di incredibilmente sbagliato? È qui che Persona attinge all’idea di inconscio di Jung. Lungi dal voler entrare nel dettaglio delle idee del filosofo – che esplorano ed approfondiscono il concetto in un modo non trattabile in questa sede –, l’interessante paragone che possiamo proporre è quello con il metaverso di Persona 5 Royal.
Grazie ai poteri di Joker – nome da Phantom Thief di Ren – potremo infatti vedere ed esplorare l’inconscio collettivo di Tokyo, luogo onirico in cui pensieri, desideri ed emozioni prendono letteralmente forma. L’inconscio collettivo viene rappresentato in Persona 5 Royal attraverso una metropolitana, ma le persone dai desideri più distorti e gli intenti più distorti daranno vita a dei propri palazzi tematici. Palazzi in cui dovremo attentamente infiltrarci per proseguire nel gioco. Obbiettivo ultimo sarà quello di raggiungere il nucleo di tali strutture, per incontrare l’ombra dei loro proprietari, e permettergli di comprendere il male che stanno compiendo a se stessi ed al mondo che gli sta intorno.
La cosa incredibile è che questi dungeon saranno una rappresentazione incredibilmente vivida dei nostri antagonisti. Sarà letteralmente possibile vederli per quello che sono realmente, attraverso delle metafore chiare ed immediate. Così un insegnante che abusa fisicamente e sessualmente dei suoi alunni diventerà un re vestito solo da uno sfarzoso mantello e servito e riverito dai suoi sottoposti, mentre un cravattaro ossessionato dai soldi sarà una grassa ed inquietante mosca umanoide.
L’istantanea perfetta
Forse una cosa in cui pecca Persona 5 Royal è proprio la chiarezza: in alcune sue spiegazioni rischia di essere prolisso e didascalico. Ma solo perché vuole metterci tutti sullo stesso livello di comprensione. Fare in modo che ogni messaggio passi senza se e senza ma.
E, diciamocelo, il messaggio passa forte e chiaro. Persona 5 Royal è un’istantanea del nostro mondo. Tutti gli appassionati di videogiochi – ma anche di letteratura, filosofia ed altre arti – dovrebbero concedersi quest’esperienza.