Qual è l’obiettivo di un videogioco? Molto spesso gli utenti si servono dello spazio su internet proprio per parlare di ciò, di finalità narrative come tecniche che un videogioco deve porsi. Il più delle volte parliamo di punti di vista lontani dalle idee degli sviluppatori. Altre volte invece si cerca un significato dove – concretamente – non c’è.
In questo tripudio di chiacchiere rientra Season: A Letter To The Future, un titolo particolare, di quelli che rientrano in quella categoria di giochi che richiedono all’utente di sedersi, mettersi comodi e godere di un viaggio indimenticabile, chiedendo a gran voce di amplificare i sensi, scordarsi azione e sparatorie, per far vincere la narrazione e l’emozione. Sarà difficile, ma in questa recensione di Season: A Letter To The Future si cercherà di rendere l’astratto in una forma concreta, ovvero raccontarvi che tipo di gioco è Season, le sue finalità come gli obiettivi.
La stagione sta finendo
L’incipit è assai particolare: la stagione sta per volgere al termine, ma in questo particolare mondo di gioco, questo è paragonabile a una fine del mondo. Siamo ben lontani dalla concezione tipica vista e fruita nei film di una fine del mondo piena di isteria, disastri naturali o affini, bensì nella calma e lucido pragmatismo, a una stagione che finisce, ne inizierà un’altra.
Il mondo di gioco si prepara ad un cambio a cui nessuno è pronto. Forse la nuova stagione porterà guerre, periodi d’oro come di carestia. Forse alcune persone non ci saranno nella nuova stagione, altre rimarranno ma non ricorderanno nulla. In Season non c’è una risposta chiara a cosa succederà, tutti si preparano a una di queste eventualità, ma sapere cosa riserverà il domani è impossibile.
Nei panni di una giovane ragazza, il nostro scopo è quello di creare una memoria collettiva di questa stagione così da poterla tramandare nel futuro. Come? Fotografando quello che abbiamo attorno, trascrivendone le storie ascoltate dai vecchi saggi e registrare i rumori. Tutto questo appena elencato saranno azione concrete, vere e proprie meccaniche di gioco.
Registrare la storia
Nella sua semplicità, Season è capace di regalare emozioni uniche proprio grazie alle sue meccaniche basilari, ma assai intime. C’è uno scorcio che vi pare interessante, suggestivo nel suo tramonto roseo? Bene, potete scattare una foto e metterla nella borsa. Quell’immagine sarà importante per chi poi, nel futuro, si ritroverà questi documenti.
E se per caso passando davanti una fontana rimanessimo ammaliati dal rumore dello scorrere dell’acqua? Nessuno problema, siamo anche muniti di un registratore vocale su cui registrare, regalare una memoria storica a quel rumore. Basterà posizionare il microfono nella parte giusta del suono (il DualSense di PS5 in questo contesto aiuterà tantissimo a indirizzare con il tatto nella posizione migliore) e registrare.
Foto, trascrizioni e suoni poi dovranno essere inseriti nel nostro quaderno, l’oggetto che in mano alle persone della nuova Stagione useranno per consultarsi riguardo quella che è stata l’era precedente. Anche qui andiamo incontro ad una meccanica tanto basilare quanto ricca di significato, infatti il quaderno avrà decine e decine di pagine vuote che siamo chiamati a riempire, inserendo quelle stesse foto che abbiamo fatto, associazioni di immagini ai suoi registrati, scarabocchi, note, adesivi, insomma di tutto, e questo avverrà in piena e totale libertà con i soli limiti della nostra fantasia a fermarci.
Pedalando verso il futuro
Season è molto simile ad un walking simulator: camminare, ascoltare, leggere, raccogliere mentre la storia procede sono stilemi tipici di una produzione che predilige la narrazione pacata alla frenesia di un’avventura adrenalinica.
Olre che a usare le gambe, avremo a disposizione anche una bicicletta per percorrere i lunghi tratti della mappa o per superare in tempi brevi quelle porzioni di strada che ci separano tra le diverse città, tra chi aspetta beatamente la nuova Stagione e chi invece cerca di riorganizzarsi, magari provare a settare le idee per una nuova squadra di miliziani che qualcuno potrebbe effettivamente attivare nella nuova Stagione.
Come avrete ben capito, in Season non c’è una forme concreta dell’obiettivo finale, per una volta è un gioco che ci racconta tantissime cose, di fantomatiche divinità legate al sonno, di come una malattia del sonno stesso ha fermato la precedente Stagione della Guerra e di come i sogni sono diventati una sorta di dimensione parallela (e onirica) dove incontrare e parlare con i nostri cari che non ci sono più.
Season è un obiettivo astratto, sfuggente più e più volte, un quadro d’insieme che visto da diverse prospettive, regala sempre nuovi punti di osservazione. L’unica certezza, in un mondo prossimo alla fine, è che vi emozionerete e piangerete senza motivo per ogni foto, ogni registrazione audio e ogni pedalata in queste grandi terre, attraversate dal vento dei ricordi.
La recensione in breve
Season - A Letter To The Future non è un gioco per tutti, giacché chiede al pubblico di fare uno sforzo ulteriore e immedesimarsi totalmente nella storia. Questo è un gioco di gusti, odori, suoni e sensazioni, un appagamento che va oltre il mero smashing button frenetico, per chiedere di fare poche piccole cose, ma farle con grazie, restituendo in compenso scorci ambientali bellissimi da vedere e da fotografare.
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Voto GamesEvolution