Tra prime esperienze, grandi attese, fiati sospesi e possibili sorprese, ripensiamo a Breath of the Wild mentre contiamo i minuti che ci separano da Tears of the Kingdom.
Manca davvero poco all’uscita di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom (12 maggio) e, come sempre accade al ridosso della pubblicazione di un grande titolo, solo ora l’hype sta iniziando a generare qualche farfalla nel mio stomaco.
Seguito di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, killer application di Nintendo rilasciata su Switch (e Wii U) nel 2017, questo Tears of the Kingdom si preannuncia come un capitolo ancora più profondo, oscuro ed epico, sia per quel che riguarda la storia che per quel che riguarda il gameplay.
Per prepararci al meglio proviamo quindi a riassumere, analizzare e collegare gli indizi trapelati dai trailer che abbiamo avuto modo di visionare fino ad ora e ad ipotizzare ciò che potrebbe accadere ad Hyrule e ai suoi abitanti in questa nuova avventura, senza dimenticare l’eredità del viaggio “appena” concluso, viaggio che ha rappresentato per il sottoscritto la primissima esperienza con questa saga.
The Legend of Zelda – Breath of the Wild, un respiro vergine e selvaggio
È impossibile non considerare Breath of the Wild la vera killer application di Switch; il capolavoro del 2017 ha letteralmente capovolto sia la situazione economica di Nintendo che la condizione stagnante in cui si trovava The Legend of Zelda, e lo ha fatto in un modo così dolce e impattante da riuscire a conquistare anche il cuore vergine di un neofita come me. Inoltre, grazie alla scelta narrativa di rendere il concetto di “memoria” così importante all’interno della trama, coloro che si approcciavano per la prima volta alla saga non hanno avuto problemi nel tuffarsi in un universo così complesso e sconosciuto e anzi, sono riusciti ad empatizzare ancor di più con lo smemorato Link.
Il più grande pregio di Breath of the Wild è a mio parere quello di lasciare libertà totale al videogiocatore sin da subito (forse solo Elden Ring è riuscito a creare qualcosa di simile in tempi recenti), ricompensando sempre il suo istinto da esploratore e la sua creatività, offrendo una progressione nella scoperta completamente soggettiva e, soprattutto, facoltativa, andando addirittura ad influenzare l’epico scontro finale, uno scontro che rappresenta la conclusione di una storia basata sull’accettazione della sconfitta e sul porvi rimedio.
D’altro canto, una delle critiche mosse più spesso a Breath of the Wild è quella riguardante la fragilità delle armi ed il loro esser state concepite come degli strumenti “usa e getta”: si tratta a mio avviso di una critica assolutamente legittima, ma credo che sia anche piuttosto soggettiva, dato che tale scelta di game design obbliga il videogiocatore a non fossilizzarsi su un solo stile di combattimento o su una sola arma, ma anzi ad esplorare i vari approcci (di scontro e di esplorazione) che il titolo mette a disposizione, e questo può piacere come dar fastidio.
Da Metri² a Metri³
Se però rientrate tra coloro che considerano la armi usa e getta un difetto, non preoccupatevi: come forse avrete già notato, in Tears of the Kingdom Link sarà infatti in grado di utilizzare nuovi poteri che andranno a modificare e ad espandere profondamente le possibilità di approccio al combattimento e all’esplorazione.
Abbiamo ad esempio avuto modo di vedere in azione l’Ultramano, che ci permetterà di “afferrare”, ruotare e spostare diversi oggetti in modo da risolvere enigmi ambientali o, semplicemente, di scagliarli contro i nemici; il Reverto, che invertirà i movimenti effettuati negli ultimi secondi da un oggetto, e che sarà utile sia per i puzzle che per gli spostamenti verticali; l’Ascensus, che sembra essere una sorta di “glitch legalizzato”che permetterà a Link di penetrare alcune pareti in modo da facilitare un’eventuale strategia stealth o semplicemente di velocizzare alcune fasi di esplorazione; il Compositor, che strizza l’occhio proprio ai videogiocatori menzionati poco fa, dato che la creazione di armi combinate andrà automaticamente a riparare il neonato strumento, dettaglio che rappresenterà tanto un’ovvietà quanto una preziosa risorsa.
Sembra quindi che il level design di Tears of the Kingdom sia stato appositamente pensato per essere piegato alla creatività del giocatore che, come accadde già in Breath of the Wild, avrà ancor più l’impressione di trovarsi all’interno di un enorme parco giochi.
Dalle immagini dei trailer si intuisce inoltre la centralità del ruolo ricoperto dai veicoli e dai velivoli, che bisognerà assemblare con ingegno per pianificare determinati tipi di approccio al combattimento o semplicemente per spostarsi da un’isola volante all’altra, veicoli e velivoli che prevedono l’uso di tecnologia e marchingegni Zonai.
Io Zonai, tu Zonasti
Per chi si stesse chiedendo chi siano gli Zonai, tranquilli, sono abbastanza sicuro che la maggior parte dei videogiocatori (compreso il sottoscritto) non si sia neanche accorto della loro “presenza” nella Hyrule di Breath of the Wild.
Gli Zonai sono una civiltà antica che ha ricoperto e ricoprirà un ruolo fondamentale nella lore di questi due capitoli di The Legend of Zelda; basti pensare ai sacrari o alle rovine di BotW, o a determinate scene del terzo trailer di Tears of the Kingdom, trailer che sembra voler mostrare appositamente determinate fasi di gioco all’apparenza avanzate ma che credo si riveleranno essere solamente l’incipit di questa nuova avventura.
Ganon lascia il posto a Ganondorf, le apparizioni di Zelda sembrano mostrarci due personaggi ben distinti, vestiti e caratterizzati molto diversamente, per non parlare delle differenze nelle ambientazioni che circondano la Zelda del presente… e quella del passato.
Già, perché il vero quesito che bisogna porsi al ridosso dell’uscita di questo Tears of the Kingdom non è “chi” o “cosa”, ma “quando” (o al massimo “dove”, nel caso in cui si voglia speculare sull’eventuale incontro tra due universi).
In fondo a quale linea temporale dell’universo di The Legend of Zelda ci troviamo? Esisterà davvero un presente e un passato? Saranno due storie parallele o dipendenti l’una dall’altra? Le Lacrime del Regno del titolo sono quelle di Zelda, quelle dei videogiocatori nel caso in cui dovesse accadere qualcosa alla principessa o semplicemente gli orecchini mostrati nel terzo trailer? A cosa servono quegli orecchini? Cosa rappresenta l’uroboro del logo? Siamo al ridosso di un possibile multiverso? Quale sarà la vera missione di Link?
Ad un passo dal cataclisma
Insomma, tra certezze e speranze, tra indizi e speculazioni, di carne a fuoco ce n’è tanta, e pare proprio che questa carne abbia la cottura e gli ingredienti giusti un po’ per tutti, sia che si speri in una storia “semplicemente” più stratificata e cattiva e un’esperienza di gioco generalmente migliorata, sia che ci si aspetti una vera e propria rivoluzione nel gameplay e nella lore della saga.
Per quel che riguarda il punto di vista di un neofita come il sottoscritto, posso solo condividere con voi lo strano hype che sto vivendo in queste ore: Breath of the Wild è stato in grado di regalarmi emozioni incredibili, uniche e inaspettate, dato che devo ammettere di averlo recuperato con aspettative bassissime in quanto, come scritto più volte, non avevo mai giocato nessun titolo del franchise… eppure, ancora oggi, ricordo perfettamente le musiche, le ambientazioni e i personaggi di quella meravigliosa avventura che non fatico ad inserire tra le migliori che abbia mai vissuto in ambito videoludico.
Mentre giocavo Breath of the Wild, sul divano, con la mia Switch Lite e in piena pandemia, le ore scorrevano senza che me ne accorgessi e il cuore mi batteva come poche volte mi era capitato, e sono sicuro che gran parte del merito vada riconosciuto a Zelda, al suo sorriso e a tutto ciò che esso muoveva… e non ho dubbi sul fatto che, a prescindere dalla strada che la storia intraprenderà, questo nuovo capitolo si rivelerà altrettanto coinvolgente, sia emotivamente che dal punto di vista dell’intrattenimento.