Già dopo una manciata di minuti dal primo avvio di Iron Meat, le suggestioni sono state molteplici. Il richiamo visivo assieme a delle soluzioni e relative meccaniche di gioco, ci portano nel regno dei giochi run and gun simil Contra, però più feroce e sanguinolento.
Poi, messo da un altro punto di vista, Iron Meat è un validissimo titolo infarcito di citazioni e ispirazioni, da Doom passando per La Cosa di Carpenter, insomma, un amalgamarsi di input che alcune volte non riescono a restituire un gusto univoco al piatto finale. Ma andiamo con ordine e prendetevi del tempo per leggere la nostra recensione di Iron Meat.
Iron Meat: carne, sangue e metallo
Sprazzi di trama, necessari per darci il pretesto di armarci fino ai denti e uscire fuori ad annientare nemici. Un “essere” dentro una capsula in un sinistro laboratorio, riesce a fuggire e prendere possesso dello scienziato incaricato di eseguire su di essa particolari esperimenti.
Al controllo dell’uomo, ne consegue anche un’epidemia di carne e violenza, dove il metallo comincia a fondersi con la carne umana, trasformando gli uomini in creature mostruose, dando vita a ibridi da sconfiggere a suon di proiettili.
Tanto basta per imbracciare un fucile – scegliere una delle prime due skin disponibili – e correre fuori nel mondo malato e affrontare ogni tipo di mostruosità.
Le armi del mestiere
Lasciate perdere idee o ispirazioni da Metal Slug, in questo sparatutto a scorrimento in pixel art, il miglior riferimento è Contra: nemici in ogni direzioni, installazioni ostili da distruggere, una buona varietà di armi e diverse vite a disposizione, ma attenzione perché basterà un proiettile subito per farci cadere a terra.
La gestione dei livelli si avviluppa attorno una progressione ben nota. Si parta da un punto A e si arriva a B, nel mezzo nemici di ogni tipo da sconfiggere con delle mappe sviluppate tanto in orizzontale quanto in verticale, con il giusto gusto da platform per rendere la sfida ancora più briosa.
Non mancheranno diverse armi da utilizzare, situate in due slot predefiniti switchabili con i tasti dorsali. Di base partiremo sempre con il classico fucile d’assalto, ma avremo a disposizione fucili a pompa, armi laser e altre varianti gustose, tutte da provare così da ottimizzare il nostro stile di gioco.
Desta qualche dubbio la gestione delle risorse armate quando veniamo sconfitti. Nessun problema, se avremo vite a nostra disposizione torneremo subito in partita, ma perderemo l’eventuale arma speciale equipaggiata alla nostra sconfitta, ma se avremo un’arma speciale nel secondo slot, quella rimarrà lì. In tal senso questa meccanica rende estremamente facile il nostro rientro in partita, trovando una sua logica nell’eventuale perdita di tutte le nostre risorse quando veniamo sconfitti.
Grandi Boss, poca varietà
Le mappe, come già detto, si compongono di una progressione mediamente lineare. I dettagli sono buoni, ma non buonissimi. Questo vuol dire che il comparto estetico è sicuramente di gran valore, ben disegnato e realizzato, ma spesso si ripete, sempre nello stesso livello.
Questa cosa salta all’occhio nei livelli dove la progressione è totalmente verticale, dove non si fa altro che saltare di pedana in pedana fino a sconfiggere il boss alla cima del livello.
Discorso boss invece estremamente gradevole: i bestioni di fine quadro sono estremamente dettagliati, e tutti che giocano con macabri incubi partoriti da mente malata, e parliamo di ammassi di carne informe, fino ad arrivare a dei treni che hanno vita proprio grazie ai diversi innesti di carne e infezione che si trovano in ogni vagone. Proprio gli scontri con i boss sono estremamente appaganti, a cui fa da sfondo una colonna sonora decisamente intrigante.
L’ultima nota riguarda dove abbiamo giocato Iron Meat: il publisher ci ha donato un codice Switch, dove abbiamo notato grande difficoltà a gestire i comandi riguardo le direzioni di fuoco. Tanto con l’analogico quanto con i tasti, coniugare movimento del nostro soldato e direzione del fuoco non è stato così semplice, portandoci spesso a perire senza possibilità di sfuggire ai colpi come ai nemici. Insomma, da rivedere, almeno su Switch, la mappatura dei tasti.
La recensione in breve
Se vi piacciono i cloni di Contra, questo potrebbe allietare le vostre papille gustative. Non originalissimo, ma nella trama che presenta e diretta esposizione di essa in pixel art, ci si ritrova un gran gusto macabro. Peccato che Iron Meat sembra fermarsi sempre sul momento di esplodere e poter dire la sua, con un sistema di gestione delle armi interessante - ma non sempre -, mappe non sempre ricche di dettagli e boss bellissimi e divertentissimi da buttare giù.
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Voto GamesEvolution