Il medioevo è un periodo pieno di fascino e misteri. Numerose sono le opere che hanno trattato la sua storia, il suo folklore, le sue contraddizioni. In generale nel corso degli anni si è passati dal rinnegarlo, considerandolo un’epoca di arretratezza e perdizione, al rivalutare le sue leggende ed usanze. È all’interno di questa rivalutazione che possiamo inserire Pentiment. L’ultima fatica di Obsidian Entertainment, disponibile su Xbox Game Pass, fonde elementi punta e clicca ed RPG, e promette di coinvolgerci in un giallo ricco di colpi di scena e stimoli visivi. Sarà riuscito nell’impresa? Scopriamolo in questa recensione.
“Penitenziagite”
L’incipit di Pentiment ha molto in comune con la celeberrima opera di Umberto Eco, “Il nome della rosa”. In entrambi l’ambientazione dell’abbazia è fondamentale, ed in entrambi la storia ha inizio con un misterioso omicidio. In Pentiment vestiremo i panni di Andreas Maler, miniatore che ha accettato un importante incarico presso l’abbazia di Tassing, che lo renderà finalmente maestro. Avremo però ben poco tempo per abituarci alla cittadina e per conoscere sogni e timori di Andreas. Presto infatti riceveremo la visita di Lorenz Rothvogel, importante signore in visita per controllare una delle sue commissioni presso lo scriptorium dell’abbazia. Lorenz verrà presto assassinato, creando confusione tra i monaci, le suore e dei cittadini di Tassing. È da qui che prenderà luogo la nostra investigazione, portata principale del gioco.
Un punta e clicca… Con elementi RPG
Il gameplay loop di Pentiment può essere facilmente riassunto in: esplora, parla, raccogli informazioni ed arriva a delle conclusioni. Avremo fin da subito una libertà di esplorazione quasi totale di Tassing e dei suoi dintorni. L’estensione della cittadina bavarese è sì limitata, ma i suoi abitanti, i monaci e le suore avranno molto da dirci sulla sua storia, il suo folklore… E grazie ad alcuni dialoghi sarà possibile anche intuire alcuni elementi chiave per il caso che Andreas si è prefissato di risolvere. È importante aggiungere che potremo plasmare il nostro Andreas, scegliendone formazione e storia pregressa. Potremo decidere di renderlo un abile latinista, con origini italiane, o un abile affarista, allenato nell’arte oratoria. Questi elementi RPG saranno determinanti per alcune opzioni di dialogo, e ci permetteranno di accedere a riflessioni ed informazioni esclusive. Altra cosa importante in Pentiment è lo scorrimento del tempo, questo verrà scandito solo da alcune attività. In poche parole, parlare coi cittadini di Tassing non porterà avanti l’orologio, mentre compiere alcune commissioni o eventi chiave nella storia farà passare delle ore. Come in Persona 5 dovremo stare attenti e scegliere accuratamente come investirlo: le nostre indagini susciteranno presto le curiosità del priore ed avremo una deadline da rispettare per risolvere il caso.
Il fascino delle miniature
Parliamo adesso dell’elemento più d’impatto di Pentiment: lo stile grafico. L’ispirazione alle miniature medioevali è fin da subito ovvia, ma non erano per niente scontati l’accuratezza della rappresentazione ed il livello di dettaglio. Le animazioni, a parte qualche piccola sbavatura, sono incredibilmente fluide e non stancano mai, e gli scenari sono curati fin nel minimo dettaglio. Il sound design va ad arricchire l’offerta artistica. Ad esempio i numerosi dialoghi che leggeremo saranno animati sulla falsa riga di una mano che scrive, con font e suoni diversi. Interessanti sono anche le opzioni di accessibilità, che permettono di appiattire i font utilizzati per rendere i testi più leggibili, o al contrario di inserire degli arcaismi per aumentare il realismo, a scapito della comodità.
Una narrazione convincente, ma un filo prolissa
Un piccolo difetto di Pentiment è invece la durata. Vivere le vicende di Tassing è un’esperienza senza dubbio unica, come lo è entrare a contatto con i suoi abitanti. Il problema però è che in alcuni frangenti il gioco si prende davvero un po’ troppo tempo per raccontare la sua storia. Ogni giorno avremo a disposizione nuove opzioni di dialogo, ma non tutte saranno ugualmente utili. Il risultato è che ci ritroveremo spesso a fare small talk pur di racimolare dettagli, senza la sicurezza che ci verrà detto qualcosa di decisivo. Le 15 ore che richiede una run di Pentiment per essere completata potevano senza dubbio essere snellite un po’, rimuovendo alcuni dialoghi un po’ stucchevoli. Nonostante ciò, non vogliamo affermare che il gioco sia noioso o estremamente ripetitivo, ma qualche dialogo in meno avrebbe sicuramente giovato al pacing della narrazione.
La recensione in breve
Pentiment riesce in più frangenti: ci racconta un medioevo affascinante e misterioso, ci immerge in un giallo avvincente e tiene alta l'attenzione con la sua cura nei dettagli. Forse con qualche dialogo in meno sarebbe stato perfetto, ma in ogni caso parliamo di un'esperienza che va assolutamente vissuta, che siate appassionati dei punta e clicca o meno.
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Voto GamesEvolution