In preda a follie narrative da multiversi, è proprio in un luogo del genere dove ci saremmo aspettati di dare una grave insufficienza a Redfall, titolo targato Arkane, eppure questo evento è capitato qui, in questa realtà di fatti che ha visto il team di sviluppatori ricevere il plauso mondiale per poi vedersi crollare il terreno sotto i piedi, con produzioni mediocri, irte di problemi tecnici e dalle defezioni del team assai importanti.
In questa recensione di Redfall proveremo ad analizzare i casi, parlare del titolo e tirare le somme su di un progetto in sviluppo da più di cinque anni e che, alla sua uscita, ha dimostrato più di un problema riguardo la sua natura, l’identità, per un gioco che cerca di capire in che genere rientrare.
Redfall e il patto di sangue
Il plot narrativo alla base del titolo non è neanche così malvagio: una cittadina, Redfall per l’appunto, che ospita una ragazza che ha un dono nel sangue. Invitata da alcuni medici nella città per cercare di studiarne una cura, gli stessi si riveleranno interessati alle potenzialità del soggetto, prelevando sangue, infettando la cittadina e trasformando tutti in famelici vampiri.
Ci sono gli umani, certo, quelli che cercano di scappare, come noi, mentre ci sono anche gli adepti del culto dei vampiri, che si promettono a questi come sacche di sangue, sperando di rinascere come creature della notte, ma mentre i vampiri oscurano il sole e creano una barriera di acqua attorno la città, gli ultimi umani rimasti da vittime, decidono di riorganizzarsi come forza offensiva e annientare la minaccia. Noi siamo tra questi, dunque armi in braccio e via a falciare vampiri lungo la strada.
Redfall, cosa vuoi essere?
Il grande dilemma di Redfall è quello di non sapere bene cosa voglia essere. Dopo titolo Arkane di gran qualità che marcavano forte la loro natura nel genere di appartenenza, Redfall è il primo titolo che sembra non avere una bussola ben definita. Potrebbe essere un gioco open world da affrontare in cooperativa con altri amici online, ma anche un looter shooter, per passare poi anche all’opzione da gioco game as a service.
In qualunque angolazione lo si voglia vedere, Redfall non brilla in nessuna di queste direzione, presentando una struttura tecnica approssimativa per ogni opzione, faticando a incasellarsi in meccaniche di gioco anche lontanamente funzionali, o almeno ideali per il raggiungimento dello scopo finale, giacché potrebbe essere un valido looter shooter, ma se già alla prima ora di gioco si “rischi” di droppare un fucile esotico fortissimo, allora anche il livello di difficoltà viene drasticamente rivisto a fronte dell’inedita potenza di fuoco ottenuta.
Completando le missioni, oltre che a sviluppare le abilità del nostro eroe, cominceremo a impossessarci del già citato bottino: armi. Purtroppo queste saranno davvero esigue, poca varietà e suddivise tramite i classici livelli di rarità. Le stesse contengono anche dei punti riguardo statistiche ed effetti passivi, ma è qualcosa che incide pochissimo sull’equilibrio già precario del gunplay che risulta comunque divertente, ma mai convincente.
Problemi di prestazione
Sulla nostra prova su PC, Redfall pesa la bellezza di circa 80GB. Una così grande mole di spazio dovrebbe giustificare un’esecuzione del software fulminea, restituendo piacevoli sensazione alla vista come all’udito. Invece è tutto il contrario, o almeno, è davvero difficile immaginare cosa sia potuto succedere durante la lavorazione del gioco.
Il risultato finale è quello di un gioco che ha visto una lavorazione frettolosa, con una pesante e forte mancanza nell’ottimizzazione dell’esperienza; parliamo infatti di texture che vengono caricate in grande ritardo, o peggio, di porzioni di mappa di gioco che vengono ripetute molteplici volte. Non è una novità tanto meno una colpa il riciclo di assett, ma con Redfall parliamo di un titolo che ha avuto ben cinque anni di sviluppo. Questi problemi di esecuzione si ritrovano nel già citato gunplay con alcune hitbox dei nemici che sono totalmente da rivedere, ponendoci seriamente alla mercé del pensiero di essere diventati improvvisamente incapaci di prendere decentemente mira contro i nemici davanti a noi.
La situazione non migliora davanti l’intelligenza artificiale dei nemici, sicuramente accettabile negli scontri con i vari tipi di vampiri, ma ingiustificabile per quanto riguarda gli accoliti umani, capaci di vedere un proprio compagno cadere davanti i loro occhi e continuare nella loro ronda incuranti della minaccia incombente, ovvero noi.
Qualche piacevole guizzo di piacere nel comparto sonoro, nella scrittura delle musiche o dell’ambientazione, unica nota davvero positiva di Redfall, che amalgama sapientemente l’accoglienza come la tenebra di cittadine oscure uscite fuori da un horror anni ’70, tra Carpenter e Fulci.
Essere divertente non basta più
Da Redfall era lecito aspettarsi qualcosa di più. Non si nega il classico divertimento nel giocare assieme agli amici nelle sessioni co-op, che possono avvilupparsi dietro diverse attività disseminate nella mappa di gioco, dalla caccia a vampiri di livello più alto alle incursioni tipo dungeon di nidi di vampiri, ma Redfall manca l’obiettivo proprio nel non riuscire mai a proporre qualcosa di davvero inedito, o anche solo convincente nella rese complessiva.
Tutto ha il sapore di qualcosa di già visto, già giocato e abbandonato dopo poco tempo. In questo bislacco quadro complessivo entra a gamba tesa anche Microsoft che continua ad avere un rapporto strano con i propri studi. Dove Sony PlayStation cerca di curare al meglio ogni sua produzione (ma ci sono le eccezioni tipo Forspoken) per regalare esperienza totalizzanti, Microsoft dopo Halo Infinite, cade nuovamente in questa gestione non proprio chiara, non riuscendo a mettere il focus su un progetto che in cinque anni non è riuscito mai a concretizzarsi, ma il dato sconcertante è proprio quello di aver pubblicato questo gioco palesemente incompleto.
Di chi è la colpa è difficile capire; la stessa Arkane nel tempo ha perso elementi importanti nello sviluppo e traspare proprio da questa produzione che sembra brancolare nel buio, senza l’aiuto di una guida principale durante lo sviluppo su cui far girare tutto il progetto. Peccato, ma è anche abbastanza palese di come Redfall, in qualche modo, rappresenti diverse parentesi di cosa non funziona nel settore videoludico.
La recensione in breve
Redfall è deludente sotto ogni punto di vista. Tolta un'ambientazione stuzzicante e un buon comparto sonoro, tutto il resto della grammatica di gioco è estremamente abbozzata per non dire totalmente non pervenuta. È chiaro che ci siano stati forti problemi durante lo sviluppo, ma ne valeva davvero la pena uscire con un titolo così mal messo e rovinare la reputazione di un brillante team di sviluppo?
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Voto GamesEvolution