Di recente Scorn, l’opera prima di Ebb Software ha fatto parlare molto di sé. Al centro di tante discussioni c’è un dibattito, come visto nella nostra recensione, mai chiuso: un videogioco, per essere considerato una buona opera, deve essere un capolavoro sotto tutti gli aspetti? È questa la domanda che ci porremo oggi, cercando di analizzare la questione sotto vari punti di vista partendo appunto da Scorn.
Uno sviluppo travagliato
In questa riflessione partiremo appunto da Scorn, ma cerchiamo di eliminare un potenziale elemento di disturbo prima di iniziare. Lo sviluppo di Scorn è stato lungo e non lineare. Ebb Software lo annunciò nel 2014, e da allora ha necessitato di 2 campagne Kickstarter (di cui una infruttuosa), un importante investimento e ben 8 anni di sviluppo. Il risultato di questa trafila, e di tutti gli annunci e trailer relativi, è stato un altissimo hype. Hype che si è infranto quando ci si è accorti dei limiti dell’opera. Purtroppo molti la cosa non si sono fermati a constatare questi limiti, ma si sono spinti a criticare l’essenza stessa della produzione. Ecco, questo è il nostro elemento di disturbo. In questa sede cercheremo di parlare di Scorn senza pensare alla sua storia di sviluppo, al suo prezzo… Insomma, a tutto quello che c’è dietro le quinte. Quello che c’interessa sono le sue parti artistiche in quanto videogioco, ed il nostro obbiettivo è quello di inserire il discorso in un ambito più ampio.
Un videogioco romantico
Dopo questo preambolo critico, ci sembra opportuno iniziare spezzando delle lance a favore di Scorn. L’esperienza con l’opera è immediata e immersiva. Quello che funziona è tangibile durante ogni momento di gioco: il mondo creato dal novizio team serbo è impattante, curato, e riesce nel suo intendo di causare sgomento, claustrofobia. Architetture armoniose, eppure orrendamente organiche, meccanismi viscerali e disgustosi, esseri che suscitano curiosità ed allo stesso tempo terrore… La direzione artistica, il sound design, il mondo in generale riassumono alla perfezione il senso del sublime romantico.
C’è un elefante nella stanza. E non sarebbe divertente sparargli.
Ed è qui che ci scontriamo con il peggior difetto di Scorn. All’eccellente esperienza sensoriale non viene associata un’eccellente esperienza ludica. Non ci troviamo di fronte né ad un walking simulator, che riduce al minimo l’interazione per concentrarsi completamente sulla narrazione, né ad un fps o puzzle, generi dai quali il titolo prende ispirazione nelle sue fasi d’azione. Il problema è che questi spunti sono solo abbozzati, messi lì per dare una parvenza d’interattività. Purtroppo sì, la parte ludica di Scorn non funziona molto bene. Ma da qui a dire che il gioco sia da buttare ce ne passa.
Paradiso o inferno
È un vizio fin troppo radicato nel web, quello di ragionare solo per estremi: o è un capolavoro o è spazzatura. Ed è per questo che esiste la critica: dare degli spunti di riflessione nuovi, riportare all’equilibrio, analizzare sotto vari punti di vista un argomento. I videogiochi, come le canzoni, i quadri, i film, sono opere umane, ed in quanto tali nascono e vivono in forma imperfetta. Un giorno forse riusciremo ad avere un’intelligenza artificiale capace di creare un videogioco bellissimo, un quadro interattivo che riuscirà anche a farci divertire in ogni istante… Ma riuscirà a toccarci le corde dell’anima? Sentiremo la sua artificialità?
Quello che sappiamo e che, nonostante i suoi innegabili difetti, Scorn c’ha lasciato qualcosa, e anche se non riusciamo ad afferrarne completamente l’essenza, ne vogliamo ancora. Dopo la nostra esperienza in quel mondo indefinito, nebbioso, romantico, siamo sicuri che Ebb Software sia perfettamente capace di sviluppare delle esperienze interessanti da vivere.