L’update next gen per The Witcher 3 è dietro l’angolo. Il prossimo 14 dicembre è una data agognata sia per gli appassionati, sia per chi ha scoperto le avventure dello strigo Geralt solo di recente. Ma perché se ne parla così tanto? Perché è ancora il modello di open world moderno? Cercheremo di spiegarlo in questo approfondimento.
Qualche tempo fa ci siamo chiesti cosa rende un open world un capolavoro. Non è stato un caso che The Witcher 3 sia capitato nel discorso. The Witcher 3 è uscito ormai nel 2015, in un periodo in cui questo macro-genere stagnava da un po’. Il panorama era pieno di titoli che proponevano grandi mappe dettagliate, ma povere di cose interessanti da fare. Si voleva a tutti i i costi mostrare di cosa fosse capace la next gen dell’epoca, ed il risultato era tanto fumo e poco arrosto.
CD Projekt Red riuscì a captare la situazione e, forte dall’esperienza narrativa e tecnica acquisita con i due precedenti titoli della serie, riuscì a portare al livello successivo non solo le avventure di Geralt di Rivia, ma anche molti aspetti del medium videoludico.
(Ri)comincio da tre
Pur essendo il terzo capitolo della serie, The Witcher 3 è il primo a riprendere dei personaggi fondamentali all’interno di libri di Andrzej Sapkowski. In un certo senso, dopo aver vissuto un amnesia nel titolo di debutto ed il caos politico in Assassins of Kings, è in Wild Hunt che Geralt riesce davvero a riprendere le redini della sua storia. E lo fa partendo alla ricerca di due punti cardini: Yennefer, la maga in cui è in un perenne rapporto di amore-odio, e Ciri, allieva striga che è un po’ come una figlia per lui.
La trama di Wild Hunt è quindi vivibile anche senza aver giocato i titoli precedenti o aver letto i libri – anche se in tal caso ovviamente si perderanno riferimenti e citazioni -. Questo elemento, spesso sottovalutato, è stato uno dei punti di forza che ha reso possibile all’opera di CD Project ad arrivare a ben 40 milioni di giocatori. Gli altri due capitoli della serie, insieme, hanno venduto circa 25 milioni di copie.
Il modello di open world moderno
Torniamo alla questione di fondo: The Witcher 3 ha innovato la formula degli open world, divenendo un simbolo ed un’ispirazione per molti dei titoli che sono venuti dopo. Il segreto, più che nel gameplay, sta nella narrativa. Combattere mostri ed essere assoldati per risolvere questioni spinose sarà sì divertentissimo, ma ciò che ci spingerà a farlo ancora è ancora sarà la voglia di scoprire nuove sfumature del nostro protagonista e di approfondire mondo e personaggi che ci stanno intorno.
The Witcher 3 è infarcito di luoghi, attività, e quest, ma il suo enorme punto di forza è che ognuna di esse ci racconta una storia che vale la pena ascoltare. Non ci sentiremo sopraffatti da dei banali quadratini da riempire con spunte, piuttosto saremo continuamente motivati ad esplorare, e ci chiederemo continuamente chi o cosa potremo incontrare in una questline, che sia primaria o secondaria. In questo senso il mondo di The Witcher 3 prende vita, ci prende e ci immerge realmente nelle sue storie.
Perché Geralt su next gen è così importante?
Perché aspettiamo così tanto questo aggiornamento? The Witcher 3 ha fatto scuola, c’è poco da fare. Molti sono stati i videogiochi che hanno ripreso le sue idee, che le hanno sviluppate ed adattate alle loro narrazioni. Qualcuno ce l’ha fatta, altri hanno fallito, proponendo open world pieni di cose da fare, ma vuoti di reali motivazioni per decidere di farle. Rivederlo tirato a lucido (per di più con un update completamente gratuito) non può che far piacere, ed è un’ottima occasione per riflettere – come abbiamo fatto oggi – sul medium videoludico e sulle sue potenzialità.
Come scritto prima, l’update next gen di The Witcher 3 uscirà il prossimo 14 dicembre. Tra le novità ci saranno ray tracing, supporto a FSR 2.1 di AMD e DLSS 3 di Nvidia, nonché una nuova impostazione per la telecamera.