Atteso, temuto, sperato.
Final Fantasy 16 è arrivato finalmente tra noi, incasellando critiche feroci ad altre lettere d’amore da persone che mai si sarebbero aspettati di amare un titolo così fortemente grezzo e difettoso, perché è inutile girarci attorno, giacché Final Fantasy 16 è uno di quei giochi che nei loro limiti e debolezze, trae una forza esplosiva, da far passare in secondo piano queste e altre criticità.
A somministrazione breve o prolungata, l’esperienza con Final Fantasy 16 è riuscita a vincere la sfida con un cocktail micidiale di elementi che in alcuni casi, si fatica a distinguere. Eccoci dunque qui, con la recensione di Final Fantasy 16.
Storie e racconti di Final Fantasy 16
C’è un elemento che più di ogni altra cosa nella storia del franchise di Final Fantasy ha un’importanza estrema: la storia.
Il tessuto narrativo di ogni Final Fantasy si è consumato in storie di uomini e donne, di regni in lotta, di destini sfuggenti e inevitabile, di sentimenti che nascono dove le spade e le magie incrociano il loro potere. Anche un titolo fortemente criticabile e difettoso come Final Fantasy 15, ha sempre avuto a cuore il comparto narrativo, che prende spesso strade diverse e discostanti dall’obiettivo finale (c’è più senso di amicizia che di sentimenti sul proprio destino), eppure proprio nelle battute finali, il cuore supera l’ostacolo della produzione travagliata e colpisce senza filtri.
Final Fantasy 16 nasce proprio da questo avviso, con una narrativa sopraffina, tra le migliori che siano mai state scritte, pur mostrando ampiamente le tante ispirazioni tra cultura orientale ed occidentale e anzi, con la lingua ufficiale quella inglese per la prima volta, questo capitolo prende forti decisioni anche sul pubblico di riferimento, non abbandonando mai i giocatori di casa orientali, andando a prendere per la gola anche tutto quel pubblico occidentale che alle meccaniche complesse ed esaustive da RPG o JRPG, preferisce farsi cullare da qualcosa di immediato, ma anche estremamente fruibile.
Per chi trova in questa scelta un tradimento, per altri è l’ennesima scoperta che avviene in ogni capitolo di Final Fantasy, franchise che mai è stato fedele a se stesso, mutando ed evolvendo ogni volta la sua formula di gioco, dunque ben venga l’abbandono di molteplici meccaniche di personalizzazione, build e feticci da gioco di ruolo pesante, andando ad accarezzare di più il combat system e il tessuto narrativo.
Non è un vero Final Fantasy
Il problema viene ogni qual volta il franchise cerca di lasciare sbigottiti gli appassionati. È sbagliato pensare che Final Fantasy sia stato sempre un gioco con un sistema di combattimento a turni (ancor prima del globale settimo capitolo questa meccanica era stata mutata), ma al tempo stesso è altrettanto sbagliato pretendere un Final Fantasy che rimanga ancorato a questo passato, mentre ci sono tanti altri giochi che emulano i ricordi e le formule ludiche dei primi storici Final Fantasy (di questi poi c’è la Pixel Remastered che abbiamo recensito qui) quali per esempio l’ottimo Octopath Traveler 2 (anche questo lo abbiamo recensito qui).
Final Fantasy 16 nella fanciullezza e vita adulta di Clive, ci fa vivere un’epopea estremamente dura e cruda. Una guerra tra reami che ci mostra ancor prima della fievole speranze, il sangue e i corpi martoriati di chi sta cercando di mantenere acceso il lume della ragione. Clive guida la rivolta, spera in un futuro diverso e il suo passato e l’oscuro segreto che porta nel cuore circa il destino del fratello minore lo scava e annienta da dentro.
È quasi impossibile non provare empatia per un personaggio come Clive, fortemente inedito nel panorama dei Final Fantasy, con un capitolo estremamente più maturo, in tutte le sue sfaccettature e proprio per questa scelta, sono molteplici le parti in cui il senso epico dell’avventura riesce a incastrarsi sotto le unghie e i polpastrelli del videogiocatore.
Al netto dell’avventura e di alcune mappe di gioco che sembrano a tratti più spoglie del previsto, l’incredibile mole di informazioni circa il background e le novità in tempo reale di questa battaglia tra regni cattura l’attenzione ogni qual volta si torna al rifugio e ci si immerge nella biblioteca per studiare ogni sfumatura, ogni capitolo, ogni evento capitato altrove mentre noi eravamo in missione sul campo di battaglia.
Tutta azione
La vera novità di questo Final Fantasy 16 è la concentrazione ludica sul sistema di combattimento che trova alcune iniziali difficoltà con il ritmo sicuramente più dilatato degli eventi. Inutile girarci attorno: le prime ore sono quelle più difficili, dove il senso di scoperta non sempre regala grandi soddisfazioni o dove anche il ritmo più volte viene spezzato da cutscene o simili.
Inutile dire dunque che Final Fantasy 16 non è uno stilish action figlio di Ryota Suzuki (designer di Devil May Cry 5), nonostante le dirette influenze siano palesi, ma si amalgamano con gli stilemi classici di Final Fantasy. Con l’introduzione e gestione diretta degli Eikon come possessioni ed evoluzione di alcuni personaggi fondamentali per la trama, il continuo cambio d stili di combattimento si inserisce perfettamente nell’esplorazione di un sistema di combattimento che necessita di una dozzina di ore di gioco prima di esplodere definitivamente, arrivando al massimo esponenziale solo nelle fasi finali.
Bisogna però ammettere che proprio questo elemento così caratteristico – assieme alla stessa gestione e progressione del personaggio che sembra più figlio di un MMO – e al tempo stesso criticabile, restituisce un sapore agrodolce a tutta l’opera, assieme ad una spinta per andare avanti. Certo, abbiamo sempre i soliti problemi di quest secondarie davvero imbarazzanti con soliti compiti da postino o da bestia da sconfiggere, ma diciamo anche che in tal senso, nessun Final Fantasy ha mai presentato quest secondarie degne, relegate a modo indiretto per ottenere esperienza o guil.
Anche l’aspetto della “personalizzazione” del personaggio lascia un generale senso di insoddisfazione. Concatenare combo stratosferiche rimarrà sempre un appagamento personale, giacché il sistema di drop premierà il giocatore in modo prefissato, sia che sconfiggerà un nemico con l’attacco base, che concatenando le migliori abilità di ogni Eikon di cui abbiamo “rubato” l’essenza.
Un contorno da ottimizzare
Il rapporto tra Final Fantasy e i fan è sempre stato difficile e la regola degli ultimi anni come delle ultime produzione sembra sia la stessa, con i giochi che alternano momenti incredibilmente riusciti ad altri fortemente deboli.
Final Fantasy 16 non è da meno e come già detto le criticità sono tangibili in più parti: le cacce ai mostri come gli scontri con i boss seguono sempre lo stesso iter di atterramento e martellamento per provocare più danni possibili, quest secondarie inesistenti e drop specifico senza possibilità di entrare in discorsi di percentuali. Ancora peggio è il ruolo del fabbro o del vendor con tutte le caratteristiche di attacco e difesa che sono – palesemente – inutili al fine del bilanciamento degli scontri.
Mancanze che sembrano essere fortemente volute e contestualizzate, tanto da chiedersi il perché della scelta di non eliminarle del tutto, visto il dubbio sull’effettiva utilità? Magari paura della critica che non è mancata riguardo l’effettiva fedeltà ai canoni di Final Fantasy? Probabile, in un mondo che non considera tale un Final Fantasy se non sente la musica classica dei Chocobo, ci si può aspettare di tutto.
Ma al netto di questo e altre inezie, criticabile o meno, il lavoro svolto dal team di sviluppo sul titolo è almeno sul fronte ludico e su quello su cui punta davvero (narrazione e combat system) è assolutamente inattaccabile e si può assolutamente prendere in considerazione che un Final Fantasy può liberamente variare la sua formula di gioco, pur di non rimanere ancorato a stilemi che il tempo stringe in morse sempre più critiche e obsolete: come ripete la magia di alcune sensazioni, in particolare lo scontro tra Eikon, con un combattimento definito dai turni o dal tempo?
Per quanto anche queste fasi sono spesso sfuggevoli, guidate dai quick time event e risolvibili con poche soluzioni, la spettacolarità dello scontro viaggia sempre sui benefici della trama che, come se non si fosse capito, è davvero il cuore pulsante dell’opera.
Particellari ed esplosioni
Su console ammiraglia di Sony, Final Fantasy 16 di comporta benissimo in qualunque modalità si scelga di giocare, che sia prediligendo la grafica o il framerate. Tutto appare solido, ben costruito e distribuito.
Alcune mappe, piccole o grandi che siano, in alcuni frangenti peccano di riciclo violento di asset o peggio, di un vuoto che un campo di grano o una pianura incontaminata difficilmente giustifica. L’estetica di gioco attinge a tanti altri capitoli precedenti di Final Fantasy, pur avendo un piacere più occidentale nel dipingere il backgroun di specifici eroi e antagonisti (che bel Cid che abbiamo in questo capitolo), ma è palesemente durante gli scontri che i particellari e i dettagli esplodono su schermo con un tripudio di colori e gioia, assieme al già citato combat system estremamente appagante e da scoprire, Eikon dopo Eikon, abilità dopo abilità.
È un Final Fantasy, un altro di quelli sperimenta senza limiti, che ha assi nella maniche pazzeschi e qualche altra carta non proprio brillante, ma indubbiamente il valore produttivo è tra i più alti e brillanti degli ultimi anni.
La recensione in breve
La crociata di Clive si porta ai titoli di coda una quantità estrema di emozioni che non pensavamo di provare con un capitolo di Final Fantasy, con un franchise che muta ancora, si rinnova, diventando improvvisamente estremamente maturo, pur sacrificando alcuni elementi storici del franchise, ma è quando si guarda al futuro che si può sopravvivere e la storia di Clive colpisce ogni obiettivo prefissato.
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Voto GamesEvolution